rassegna stampa

Voto basso per i dirigenti

Il deficit è della società: il caso Totti è solo l'esempio più clamoroso. Da gennaio a maggio, in cinque mesi, Pallotta e dirigenti hanno tenuto un atteggiamento opaco, inaccettabile in qualsiasi azienda

Redazione

Caos calmo: la Roma chiude un campionato insoddisfacente. Una squadra come quella giallorossa deve avere ambizioni ed essere costruita per lottare per la vittoria. Magari la delusione assume la forma di un secondo posto o di una finale persa in casa, ma quest'anno la corsa è finita prima dell'ultimo atto. E non è stato un problema tecnico, anzi Spalletti ha ricostruito un clima competitivo che ha portato la squadra ad avere almeno una possibilità per la Champions del prossimo anno.

Il deficit è della società: il caso Totti è solo l'esempio più clamoroso e il braccio di ferro con Spalletti soprattutto una costruzione mediatica. L'allenatore ci ha messo del suo, però in sostanza ha provato a fare il parafulmine con una tempesta in arrivo.

Da gennaio a maggio, in cinque mesi, Pallotta e dirigenti hanno tenuto un atteggiamento opaco, inaccettabile in qualsiasi azienda, figuriamoci in una squadra sempre sotto gli occhi dei tifosi. Dirigenti troppo furbi, o troppo scarsi? Per rispondere, bisogna aspettare le mosse, da ora al 30 giugno: sarà una data decisiva per l'assetto del bilancio e dal modo in cui la Roma ci arriverà i tifosi avranno una prima risposta.

Intanto, sarà soprattutto attesa e i dirigenti - Pallotta in testa- dovranno firmare davvero il loro rinnovo del contratto con i tifosi. Quello del cuore, il più oneroso. Chissà se l'hanno capito.

(P. Liguori - Curva Sud)