rassegna stampa

Una squadra mai uguale a se stessa

LaPresse

Sei gare, sei formazioni diverse, una continua rotazione di moduli e i nuovi spesso fuori: la Roma non ha identità

Redazione

"Il mercato non si può giudicare a settembre". La difesa orgogliosa di Monchi al suo operato estivo è naturale. Ma opinabile, scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Perché il ds ha ragione quando afferma, ad esempio, che non si può esprimere una valutazione definitiva su un 19enne come Kluivert (o chi per lui) dopo appena 5 gare, dovendo considerare l'età, il cambiamento di squadra, (a volte) di campionato e di vita.

Di Francesco, nonostante abbia dato dimostrazione di saper cambiare spesso e volentieri pelle, ha come stella polare il 4-3-3. E per attuare questo modulo, servono più intermedi di corsa e qualità che sappiano aggredire gli spazi e alzare il pressing, andando a intercettare alti il pallone agli avversari.

Senza voler tornare alla stroncatura del mercato nel post-gara di Bologna ("Rosa sopravvalutata? Guardando i risultati direi di sì"), già qualche giorno prima Di Francesco aveva lasciato intendere come l'idillio sventolato a più riprese dai diretti interessati durante l'estate, sulle scelte di mercato condivise, è stato invece più un dover avallare determinate decisioni piuttosto che determinarle: "Monchi si sta adattando al nostro calcio, anche perché in Spagna si guarda più alla tecnica, da noi più alla forza fisica. L'ideale sarebbe un mix".

L'utilizzo del condizionale fotografa la situazione. Sarebbe, quindi non è stato. E l'in-out tra Pastore e Cristante da un lato e il duo Nainggolan-Strootman dall'altro, è lì a testimoniarlo. Tra l'altro, in mediana ora la rosa è corta. Perché se si vuole giocare con il 4-3-3, Pellegrini e Cristante dietro di loro hanno soltanto il baby Zaniolo (nato trequartista, ndc). E non è un caso che quando viene sostituito uno dei due azzurri, la Roma viri sul 4-2-3-1.

In avanti il tecnico si sarebbe accontentato di Berardi che però non ha mai convinto Monchi. Capitolo a parte merita Karsdorp. L'olandese fa fatica. E non solo perché reduce da una doppia operazione. Fatica a integrarsi, ad allenarsi come vuole l'allenatore, a fare in campo ciò che gli viene spiegato in settimana. La doppia esclusione (tribuna a Madrid e out a Bologna) ha fatto deflagrare il caso, celato durante l'estate.

Che non sia la Roma di Di Francesco ma piuttosto di Monchi, è ribadito dal fatto che due, dei tre acquisti più onerosi effettuati dal ds in questi due anni, sono un trequartista (Pastore) e una seconda punta (Schick): ruoli non contemplati nel 4-3-3, modulo di riferimento dell'abruzzese.