rassegna stampa

Ultrà, ecco gli ordini del tifo violento

Ai tifosi vengono impartite raccomandazioni, come quella di non pubblicare su Facebook le foto delle trasferte, "che non sono scampagnate de Pasquetta", si legge nella chat

Redazione

I precetti del tifo violento. Per essere ultrà bisogna fare sacrifici, combattere battaglie fianco a fianco. Battaglie che "nulla hanno a che fare con intenti calcistici", specifica il gip Tamara De Amicis nell'ordinanza con cui dispone l'obbligo di dimora per 13 ultras della Roma, accusati di aver aggredito, il 31 marzo 2016, un gruppo di turisti svedesi colpevoli di aver indossato una maglia della Lazio, come scrive Michela Allegri su Il Messaggero.

L'inchiesta per lesioni è solo una parte del fascicolo del pm Eugenio Albamonte, che indaga su un nuovo gruppo di tifosi, il Roma, che comprende più di cento persone, tra cui le frange estremiste dei Padroni di casa, vicini a Casapound. Nei cellulari sequestrati agli indagati, la Digos ha trovato un vademecum del gruppo. «Oggi eravamo 300 domani saremo 500, orgogliosi di quello che abbiamo costruito», si legge in un passaggio.

Ai tifosi vengono impartite raccomandazioni, come quella di non pubblicare su Facebook le foto delle trasferte, "che non sono scampagnate de Pasquetta", si legge nella chat.

Per il gip, gli indagati hanno agito con un modus operandi "da branco, coeso, programmato, per realizzare azioni connotate da gratuità ed efferatezza". Oltre l'obbligo di dimora, non potranno assistere alle prossime partite della Roma.