rassegna stampa

Stadio, riunioni segrete e accordi paralleli: il sistema De Vito per sbloccare l’iter

Parnasi su Lanzalone: "E' il vero Totti fuori dal campo, ha risolto tutto"

Redazione

Riunioni parallele e sotterfugi per aggirare vincoli urbanistici. Piani organizzati per bypassare le opposizioni, evitando voti sfavorevoli in Consiglio comunale e orientando la giunta per garantire un esito favorevole.  Erano gli escamotage usati dall'ex presidente dell'Assemblea capitolina, Marcello De Vito, per ottenere senza intoppi il via libera ai lavori che più gli stavano a cuore, scrive Michela Allegri su Il Messaggero.

Gli stessi per i quali avrebbe incassato le tangenti che l'hanno portato in carcere per corruzione. Ora, il rischio è che un trucco simile sia stato utilizzato, di nuovo, per favorire l'imprenditore Luca Parnasi nella realizzazione dello Stadio della Roma.

Sono le intercettazioni a raccontare di come il progetto Tor di Valle sia stato sbloccato grazie ad accordi opachi e alle tangenti pagate dal costruttore. "Pagavo tutti", ha raccontato lui ai pm. Da Luca Lanzalone, consulente plenipotenziario del Campidoglio e punto di riferimento dell'amministrazione nel dossier Stadio, a De Vito e al suo socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo, finito in carcere insieme al politico.

È il giugno 2017, l'assemblea capitolina ha approvato la delibera sul progetto. Il costruttore l'ha saputo in tempo reale: "Habemus stadium!", gli ha scritto Lanzalone. "Sei stato un fenomeno - la risposta di Parnasi - Il vero Totti fuori dal campo". Quell'atto comportava una "riduzione delle cubature con un conseguente taglio delle opere pubbliche - annotano i carabinieri in un'informativa - è stato eliminato il Ponte di Traiano, che consentiva un collegamento veloce con la Roma-Fiumicino".