rassegna stampa

Stadio, il giallo della nomina. Raggi: imposta da Bonafede

Lanzalone operava come un assessore-ombra ma in Comune l’incarico non risulta registrato. Il manager si difende: "Agivo da privato cittadino non sono imputabile". E Parnasi tace davanti al gip

Redazione

Dopo essere sopravvissuta al "Marra-gate" e al "polizza-gate", Virginia Raggi ieri è tornata di fronte al procuratore aggiunto Paolo Ielo, come riporta Michela Allegri su Il Messaggero,  per chiarire i suoi rapporti con il sindaco-ombra della Capitale.

"Luca Lanzalone? Me lo hanno presentato nel 2017 Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede", avrebbe detto la prima cittadina, parlando del consulente di punta del Campidoglio, voluto dalla sindaca alla presidenza dell'Acea,  finito ai domiciliari per avere ricevuto laute consulenze da Luca Parnasi, il patron dello stadio della Roma a Tor di Valle. Un progetto su cui Lanzalone - pur non avendone titolo, per l'accusa - dava consigli e "si comportava di fatto come un assessore", aveva detto ai pm il 31 maggio l'ex responsabile dell'Urbanistica capitolina, Paolo Berdini, fatto fuori dalla giunta pentastellata proprio per divergenze in merito al progetto-stadio. Lanzalone, ingaggiato a costo zero dal Comune, per i pm sarebbe stato remunerato dall'amico Parnasi e, in cambio, lo avrebbe favorito.

La delibera con cui Lanzalone veniva nominato consulente del Comune a titolo gratuito non sarebbe mai stata formalizzata. Proprio su questo dettaglio si sono concentrate le domande rivolte alla Raggi. Intanto Parnasi dal carcere milanese di San Vittore ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip. "Parlerò, ma con il pm", ha detto.

Lanzalone, invece, assistito dall'avvocato Giorgio Martellino, ha parlato per più di tre ore di fronte al gip Maria Paola Tomaselli e alla pm Barbara Zuin. Ha respinto le contestazioni - corruzione, per avere accettato "lucrosi incarichi" da Parnasi e per averlo poi agevolato in particolare nelle procedure amministrative connesse alla realizzazione dello stadio - sostenendo di non avere mai commesso illeciti.

In ogni caso, per la difesa non avrebbe fatto nulla di illegittimo: non avendo mai ottenuto deleghe formali, non avrebbe agito in conflitto d'interesse accettando incarichi da Parnasi. L'inquadramento di Lanzalone sarebbe stato al centro anche del colloquio tra gli inquirenti e Franco Giampaoletti, direttore generale del Campidoglio, ascoltato subito dopo la Raggi. Intanto, dopo aver appreso di essere iscritto nel registro indagati, il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha chiesto di essere convocato dai pm: "Voglio chiarire subito questa vicenda".