rassegna stampa

Rudi, nessuno e centomila

Il tecnico francese sta cercando il sistema migliore per proteggere la squadra, viste le difficoltà difensive, che derivano dalle assenze di uomini-chiave

Redazione

Nella vittoria di Palermo Rudi Garcia ha dimostrato che, come evidenzia Alessandro Angeloni su Il Messaggero, la novità di quest’anno è l’alternanza di sistemi di gioco, cosa insolita per la Roma firmata dal tecnico francese.

La metamorfosi è cominciata lo scorso anno, nei momenti di difficoltà, quando Garcia ha snaturato la squadra. I giallorossi segnano tanto ma subiscono troppo. È difficile non prendere gol e segnarne tanti se non hai gente come Benatia, Strootman, Totti con due anni in meno etc etc.

Oggi non esiste più il modulo base, ma il sistema di gioco basato sul momento, sugli uomini a disposizione e sugli avversari. Finora tre volte in campo con 4-2-3-1 (Verona, Frosinone e Sassuolo), 5 con il vecchio 4-3-3 (Juventus, Sampdoria, Carpi, Barça e Borisov), una con il neonato 4-4-0 o 4-4-1-1 (Palermo).

Non è facile acquisire un’identità di squadra se si cambia in continuazione. La Roma oggi è una squadra squilibrata, capace di segnare 17 gol, risultando il miglior attacco del campionato, e di subirne 9, essendo così la decima difesa. I risultati sono stati buoni, ma l’equilibrio non c’è.

Garcia, con il sistema di gioco visto al Barbera, dimostra come Florenzi sia più un centrocampista attaccante che non difensore, e dimostra anche che se Ale gioca lì, il terzino è Torosidis e non Maicon, finito terzo nell’ordine di preferenza. Il 4-4-2 ha il vantaggio di poter gestire la rosa lunga in attacco: lo si può giocare sia con Dzeko punto di riferimento sia con Gervinho.

Se cambi gli esterni alti e non hai, e non le hai, alternative, si va nel pallone e devi ricambiare sistema di gioco. L’ideale sarebbe avere Maicon e Digne come esterni bassi, ma purtroppo non si torna indietro nel tempo.