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Roma calcio femminile, Bavagnoli: “Il nostro cuore è rosa di passione”

LaPresse

L'allenatrice delle giallorosse: "Ho con me ragazze straordinarie, che si allenano e si applicano come neppure gli uomini hanno voglia di fare. E apprendono con rapidità"

Redazione

"Essere la prima allenatrice nella storia del calcio femminile dell'AS Roma un privilegio e un onore che non mi aspettavo di ricevere. Ma non ho faticato un attimo a dire sì" dice Betty Bavagnoli intervistata da Roberto Avantaggiato per Il Messaggero.

Dopo le ultime conquiste il calcio femminile sembra più uguale a quello maschile

"Il calcio femminile è ancora giovane, rispetto a quello maschile. Basta pensare al fatto che una bambina è entrata in una scuola calcio per la prima volta soltanto vent'anni fa. E il gap temporale, purtroppo, pesa in termini di esperienza e crescita".

Ma lo spogliatoio, in fondo, è sempre quello...

"No, non è così. I ragazzi lo vivono soprattutto come un momento di passaggio prima di andare in campo; le ragazze, invece, ci portano dentro emozioni e sensazioni".

Alla Roma com'è lo spogliatoio?

"Fantastico. Ho con me ragazze straordinarie, che si allenano e si applicano come neppure gli uomini hanno voglia di fare. E apprendono con rapidità".

Siete una squadra giovane, che ruolo potrete avere in campionato?

"Inutile negare che Juventus, Fiorentina e Milan sono le squadre che lotteranno per il titolo. Noi e le altre faremo il resto. Ma per capire realmente dove potremo arrivare dovrò aspettare ancora un paio di mesi, dopo aver conosciuto a fondo pregi e difetti nostri e delle nostre avversarie".

Il sogno è quello di vedere affermato il calcio rosa?

"Siamo sulla strada giusta, ora sta a noi meritare tutto questo. Non bastano i cambi pratici per crescere. Ci vuole anche un salto di qualità nella mentalità".

Come quello che ha avuto la vostra Nazionale azzurra?

"Quelli dell'Italia rosa sono successi che vanno cavalcati. Sono certa che faremo un grande mondiale e la gente ci guarderà con grande interesse".

Anche acquisire lo status di professioniste può aiutare?

"Ci arriveremo, credo che sia inevitabile. Ma bisogna fare i passi giusti. Non dev'essere solo una questione economica, ma un modello di comportamenti".

Un modello come quello giallorosso?

"Sì, qui è tutto speciale. Non ci manca niente e tutto questo va ripagato. Ecco perché, in questi primi mesi, sto cercando di far capire alle ragazze che anche il calcio femminile, per diventare grande, ha bisogno di sacrifici e rinunce".