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rassegna stampa

Manichini giallorossi, rispunta Diabolik

Gli ultrà laziali si difendono: "Nessuna violenza, solo uno sfottò male interpretato"

Redazione

Hanno parlato di goliardia, di sano sfottò post derby. Insomma, roba da tifosi e basta. Ma la procura di Roma indaga per minacce aggravate ai danni dei tre calciatori giallorossi, Daniele De Rossi, Mohamed Salah e Radja Nainggolan, visto che gli “Irriducibili” della Lazio hanno “impiccato” alla balaustra del ponte pedonale di via degli Annibaldi, davanti al Colosseo, tre bambole gonfiabili che indossavano le maglie dei tre giallorossi. Ora, quattro ultrà della Lazio saranno convocati dalla Digos, che indaga sul caso. Gli inquirenti hanno deciso però di aspettare la sfida di Coppa Italia di questa sera tra Juve e Lazio evitando così di rendere inutilmente il clima pesante. Tra loro, anche “Diabolik”, Fabrizio Piscitelli, leader della Curva Nord, con alle spalle diversi procedimenti penali. L’unica telecamera utile era quella del Comune di Roma, ma è giroscopica e quella sera, il 5 maggio scorso, inquadrava solo il Colosseo. Anche i diversi filmati presenti in rete non sono stati utili per identificare i responsabili. I tifosi verranno dunque ascoltati a sommarie informazioni, come persone a conoscenza dei fatti e nulla più, come scrivono Allegri e Bernardini su Il Messaggero.

D’altronde, l’8 maggio, in prima serata, ai microfoni de “Le Iene”, i quattro si erano assunti la responsabilità dell’atto dimostrativo. La rivendicazione era già avvenuta il giorno dopo i fatti. "Sono stati i laziali", ha ribadito Diabolik in tv. "Cioè voi", ha replicato l’intervistatore. E Piscitelli ha annuito. "È chiaro che siamo stati noi a mettere lo striscione", ha affermato poi un giovane ultrà. Il clima dell’intervista è sereno, "non c’è stata nessuna violenza, solo uno sfottò che parte dal 26 maggio 2013 fino all’ultimo derby vinto. Il tutto è stato mal interpretato", hanno concluso i tifosi.