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rassegna stampa

Il Coni e il governo scaricano Tavecchio. Lite sugli “stranieri”

L'Italia sportiva e politica vuole licenziare il presidente della Figc e Ventura

Redazione

Ventura e Tavecchio, all'indomani dalla mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, non si dimettono  e così arriva il suggerimento del presidente del Coni, Giovanni Malagò: "Se fossi in Tavecchio mi dimetterei". Idea e proposta avanzata per telefono da Malagò di buon mattino al diretto interessato: "Carlo, è inutile resistere. Dopo questo fallimento al tuo posto mi dimetterei" scrive Alberto Gentili su Il Messaggero.

Insomma, la morsa si stringe. L'Italia sportiva e politica, dopo la notte da incubo di San Siro e l'esclusione choc dai mondiali, vuole licenziare Tavecchio e Ventura. Il ministro dello Sport Luca Lotti è costretto a girarci intorno: "Spetta al ct e al capo della Federcalcio decidere". Spiegazione del Coni: "Un'ingerenza di Lotti o di qualche altro esponente del governo comporterebbe la sospensione automatica, da parte di Cio e Fifa, della Nazionale e delle squadre italiane da ogni competizione internazionale".

Il problema non è Ventura. L'addio del ct è garantito: "Il suo contratto doveva essere rinnovato solo in caso di qualificazione", spiega Malagò, "se si dimette oggi o tra un mese cambia poco. Ventura è stata una valutazione sbagliata, una scommessa persa". Molto più duro liberarsi di Tavecchio, se il capo della Federcalcio dovesse scendere in trincea: "Oggettivamente non ci sono le condizioni per procedere a un commissariamento della Figc", allarga le braccia il presidente del Coni, "questo potrebbe scattare per mancato funzionamento della giustizia sportiva, per irregolarità amministrative o se i campionati non fossero regolari. E non siamo in presenza di nessuno di questi fattori".

La batosta mondiale scatena la politica. Matteo Renzi, al pari di Lotti, chiede a Tavecchio e Ventura "una riflessione dopo la sberla enorme dell'esclusione". Walter Veltroni parla di "catastrofe sportiva" e scandisce la parola «dimissioni». Matteo Salvini, invece, coglie l'occasione per lanciare una crociata autarchica: "Troppi stranieri in campo, dalle giovanili alla Serie A. Stop all'invasione e più spazio ai ragazzi italiani. Propongo che il 20% dei fondi dei diritti tv vada a chi valorizza i giovani italiani".