rassegna stampa

Dzeko, l’insostituibile pesantezza dell’essere più leader che bomber

LaPresse

Ciò che Edin dà è negli occhi degli allenatori, che mai hanno rinunciato a lui

Redazione

Forse nemmeno Edin immaginava di avere certe doti: non tanto quelle di bomber, apprezzabilissime comunque in ogni campionato che lo ha visto protagonista, ma quelle da leader, scrive Alessandro Angeloni su Il Messaggero. Costa troppo. E' vero. Ma quel che dà costa, non è gratis. Il problema è l'età, dicono. Trentatre anni, non pochi, ma nemmeno troppi, specie se in giro ci sono ancora grandi club che pensano a lui per l'immediato futuro. Vederlo con la maglia dell'Inter, ad esempio, non sarebbe proprio il massimo. Dzeko quest'anno ha dato poco sotto l'aspetto del gol: 8 in campionato e cinque in Champions. Pochi se pensiamo a uno come lui, tanti se li rapportiamo a chi, non solo nella Roma, è stato strapagato e viene aspettato come Godot.

Dzeko è semplicemente un calciatore di spessore e la Roma ne ha bisogno, anche ora che ha trentatré anni. E forse ne avrebbe bisogno anche l'anno prossimo. Uno come lui è difficile da sostituire, ripetiamo, non per il numero di reti ma per quel che rappresenta dentro il gruppo.

E comunque Dzeko, si dice, non ha mai segnato tanto. No, solo 85 reti con il Wolfsburg, solo 72 con il Manchester City e fino a ora solo 86 gol con la maglia della Roma. Per non parlare poi delle reti, 55, messe a segno con la sua Nazionale. A Roma sono stati amati di più centravanti che hanno segnato meno (Voeller, Rizzitelli, per citare due grandi idoli della curva), e questo è comprensibile, perché l'innamoramento non dipende dal numero di gol. Ma credere che Dzeko sia da buttare, forse no. Sarebbe opportuno pensarci con calma.