rassegna stampa

Di Francesco: “La Roma è nata per vincere”

Il tecnico: "Adesso mi diverto anche io a vedere la squadra giocare.Ho affrontato le difficoltà con serenità, ho un po’ d’esperienza e credo in quello che propongo"

Redazione

Nove punti in tre partite, 10 gol fatti e uno subito, il tutto ruotando l’intera rosa e facendo sentire ogni elemento del gruppo importante, come scrive Stefano Carina su Il Messaggero. Di Francesco potrebbe iniziare a togliersi qualche sassolino dalle scarpe ma, al netto della giovane età, è troppo navigato e scaltro per non sapere che al primo pareggio, i mugugni torneranno. "C’è sempre scetticismo quando si arriva da fuori e non capisco a volte da cosa derivi. Il lavoro è importante, chi non vede gli allenamenti capisce meno quello che uno propone. Ho affrontato le difficoltà con serenità ed ho un po’ d’esperienza e credo in quello che propongo. Quando i ragazzi vedono di avere dei vantaggi, come in fase di non possesso nel rimanere corti, lo accettano e tutto diventa tutto più facile. Il giocatore diventa disponibile quando crede in qualcosa che gli fai vedere. Non bisogna però fermarsi. Stiamo migliorando sia in fase difensiva che in quella offensiva ma una grande squadra il gol del 3-1 non lo prende. Mi fa arrabbiare perché lo abbiamo subito in una situazione di palla leggibilissima".

La Roma ancora non è perfetta. Di Francesco lo sa e non lo nasconde. Va avanti per la sua strada, consapevole che aspettando l’attaccante ceco, ha in El Shaarawyl’esterno con almeno una quindicina di gol nelle gambe cercato da Monchi (anche se per la fascia opposta)durante l’estate: "È uno dei titolari. E’ arrivato che aveva un problemino e non si è allenato per tanto tempo, ora sta trovando un’ottima condizione. Nel 4-3-3 è uno dei più bravi nell’attaccare la profondità e nel mio modo di giocare è un attaccante ideale. Siamo comunque in crescita, la Roma è nata per vincere».

Poi, in poche parole, l’Eusebio pensiero: "Adesso mi diverto anche io a vedere la squadra giocare, prima c’era voglia di tenere la palla statica in 20-25 metri quadrati e poi arrivavano gli altri che ci mangiavano.Adesso invece c’è il desiderio di muoverla, e poi arrivare in ampiezza in verticale e la differenza si vede. Quando si parla che voglio un calcio verticale, non significa andare dall’altra parte con 40 metri di cambio gioco, ma muoverla come fatto con l’Udinese".