rassegna stampa

De Rossi, il papà era il suo eroe nel calcio e lui l’eroe di tutto un popolo

LaPresse

Doveva essere per sempre una carriera in giallorosso, ma così non sarà. E non per colpa sua

Redazione

Chissà se la prima volta che varcò il cancello di Trigoria lo accompagnava papà Alberto, “il mio eroe”, “quello che speravo di fare la sua carriera, quindici anni in serie C”. Daniele l’ha fatta migliore, scrive Piero Mei su Il Messaggero: più anni, in serie A e addirittura nella Roma.

Doveva essere per sempre, ma così non sarà. Mica è scelta né colpa sua (la scelta gli sarebbe appartenuta, la colpa appartiene ad altri, oltre l’oceano Atlantico, oltre la Manica).

Capitan Futuro, lo chiamavano, come fosse un principe ereditario che il re non se ne andava mai. Neppure lui avrebbe voluto mandarlo via, non era uno di quei rivoluzionari d’ogni stagione, e per ogni stagione, che crescono sui prati di Trigoria, o miglia di chilometri lontani da qui, ma padroni delle sementi. Che poi, giacché non le innaffiano, non crescono.

Forse fin da quella volta che entrò sbarbatello e capelli lunghi a Trigoria, aveva la vena pronta a saltare fuori, sanguigno com’è sempre stato. Di sangue giallorosso, naturalmente. Forse fin da allora quando decideva di parlare non diceva mai banalità, calcistiche o no. Ogni tanto “sbroccava”, in campo. Ma chi non lo fa nel proprio orticello?

Romanista dentro e romanosempre disse anche al ct Ventura: "Ma che c’entro io? Fai entrare Insigne: dobbiamo vincere, mica pareggia’". Era già l’allenatore che sarà. Era, è, e sarà sempre DDR.  Capitan Futuro da Capitan Presente è durato troppo poco nel ruolo. Però è durato tanto nei cuori del popolo giallorosso.

I più l’hanno amato, pure se non venerato come Totti; tutti l’hanno stimato. Anche gli avversari, che se non li vedeva “nemici” si sentiva poco “motivato”. E il popolo con lui.

Quanto ad ironia amara l’ultima è questa: gli americani costringono in esilio DDR e forse proprio in America (LA? New York?). Meglio l’antico gioco di rione, il “gioco dell’uva, ognuno a casa sua”. La casa di De Rossi aveva, ha, avrà i colori giallorossi.