rassegna stampa roma

Dotto: “Roma e Totti due mondi in conflitto. ll nome del capitano impedisce al club di crescere”

Il giornalista si scaglia contro il numero 10: "Un leader degno di questo nome, realmente sposo devoto della causa giallorossa, si sarebbe speso per unire invece che dividere"

Redazione

Francesco Totti continua a far discutere. Questa volta a parlare è Giancarlo Dotto, che sulle pagine di Dagospia ha scritto un lungo articolo inveendo contro il capitano della Roma. Ecco uno stralcio del suo pezzo:

"Due, forse tre, puntate definitive sulla questione Roma. Titolo della prima: “Siamo alla resa dei conti, che non vuol dire la resa di Totti”. Inutile girarci intorno. Da almeno sei anni, gli ultimi due in maniera cruenta e sempre meno silente, il malessere che infettaTrigoria ha un nome, un principio e, per il momento, non ancora una fine. E’ la guerra dei mondi, dei due mondi. La Roma e Totti. La Roma, nonostante Totti, Totti a dispetto della Roma. Ma come? Protestano le anime candide, i cretinetti del pensiero povero, le sguattere microfonate della malafede. La Roma e Totti non sono la stessa cosa? Una specie di corpo fusionale in cui si perdono i confini dell’uno e dell’altro. Negativo. La Roma e Totti, oggi più di ieri, sono due mondi in conflitto. Due pianeti abissalmente separati. (...)

Il nodo è venuto al pettine. E il nodo si chiama Totti. Tutto il resto, da almeno sei anni in qua, è conseguenza diretta e indiretta. In campo e fuori. Il puntuale tritacarne di allenatori e dirigenti, la mancatacrescita dei giocatori, le guerre di religione tra tifosi, la fede per la squadra contro l’idolatria per il calciatore, la barbarica strumentalizzazione dei media. La Roma contro Totti. Totti contro la Roma. Il Grande Tappo. Lo Scacco. Il Cul de Sac. La Roma se ne sta lì, chiodata, nella sua croce. Il nome di Totti le impedisce di crescere, di respirare. Di pensarsi altro e altra. (...)

(...) Di sicuro, l’impossibilità di sciogliere il nodo Totti ha determinato a Trigoria una notevole perdita di lucidità, a seguire la gran parte dei problemi che oggi intossicanosocietà, squadra e ambiente. Chiedersi, a proposito, e possibilmente rispondersi: perché questa smania di fuga che, puntualmente, colpisce la gente in transito a Trigoria? Qualcuno dice: non si tratta d’impossibilità, ma d’incapacità. E forse di viltà. La dirigenza romanista non sarebbe stata capace d’imporre la sua volontà, nel momento in cui si è resa conto di quanto il giocatore fosse diventato un ostacolo alla crescita della squadra, al suo diritto/dovere di immaginarsi di là dell’ingombrantetotem. Facile a dirsi. Complicato a farlo. Nel mondo intero, Totti è la Roma. Più della Roma. (...)

Per il resto, un leader degno di questo nome, realmente sposo devoto della causa giallorossa, si sarebbe speso per unire invece che dividere. Una sola sua parola, autentica non di facciata, sarebbe bastata per zittire la guerra di religione accesa sul suo nome (...). Un gesto sarebbe bastato: farsi da parte e favorire la pace romanista, quando ostinarsi ad esserci non faceva altro che impoverire la leggenda e avvelenare l’aria. “Li distruggeremo”, “Vinceremo 2 a 0”, ha voluto dire nella settimana del derby, nelle sue sempre più frequenti incursioni nel mondo glamour dei media. (...) Se Totti è un leader, se Totti è la Roma, non è libero di fare quello che vuole. (...)"

(G. Dotto - Dagospia)