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Hall of Fame, entra Falcao

Il brasiliano nella storia del calcio italiano: «Devo tutto a Liedholm»

Redazione

L’uomo del Miracolo, i magnifici Anni 80, Sua Emittenza e la donna super bomber. Per loro si sono aperte le porte della Hall of Fame del calcio italiano. Accanto a Ranieri, che da Er fettina divenne Claudio I d’Inghilterra grazie al trionfo col Leicester, ecco Bergomi e Rossi, eroi del Mundial ‘82 vinto in Spagna; Maradona, reduce dal bagno di folla nella Napoli condotta allo scudetto 30 anni fa; Berlusconi, creatore del Grande Milan; Melania Gabbiadini (sorella dell’attaccante del Napoli) cannoniere del Verona e della Nazionale femminile e Falcao, quello vero, cioè Paulo Roberto. L’uomo che, nel 1980 col numero 5 sulle spalle, cambiò la storia della Roma spostando la geografia del calcio italiano 700 chilometri a sud. Tanta è la distanza della Capitale da Torino.

«È dagli Anni 80 che la Juventus è la squadra da battere e lo sarà sempre», ha commentato ieri il brasiliano da Palazzo Vecchio a Firenze, dove ha ricevuto il riconoscimento. «Il mio ricordo - ha detto - va sempre a Liedholm, la persona più importante per me, per fare quello che poi abbiamo fatto. È stato un mister straordinario e gli mando un bacio da qui».

Barone che, assieme a Giulio Campanati e a Cesare Maldini, è stato premiato alla memoria. La Roma, 32 anni dopo l’addio precoce e burrascoso di Falcao (il presidente Viola fece risolvere il contratto per inadempienza dopo 5 stagioni nelle quali la squadra vinse scudetto e 2 coppe Italia, disputando nell’84 la finale di Coppa dei Campioni persa ai rigori contro il Liverpool all’Olimpico), bracca ancora i bianconeri.

«La sconfitta di Firenze è stato un risultato importante per il campionato più che mai aperto. Roma, Napoli e Milan se la giocheranno, ma anche la Lazio sta facendo bene». Le chance dei giallorossi? «La squadra mi piace. Quando non gioca bene riesce a vincere e quando gioca bene riesce a stravincere». Parola del Divino.

(R.Buffoni)