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Totti ombrello di Di Francesco. Ma Pallotta ha perso la pazienza

LaPresse

Il pari di Cagliari ha di nuovo messo in discussione il tecnico

Redazione

Meglio mettere in castigo i giocatori cowboys, in larga parte affetti da una leggerezza insostenibile e da torpori diffusi, che sparare l’esonero sul pianista Di Francesco: si va avanti così, scrive Matteo De Santis su La Stampa, per ora e chissà ancora per quanto, nel caotico saloon romanista.

Ritiro per tutti, anche per gli infortunati di ogni tipo, "a tempo indeterminato" nel ranch di Trigoria, fiducia rinnovata (anche se non incondizionata come una volta) per l’allenatore finito sul banco degli imputati.

Avanti con Eusebio Di Francesco, passato dalle stelle della seconda semifinale di Champions in 91 anni di storia romanista alle stalle di una falsa partenza da 21 punti in 15 giornate, anche perché tra i suoi più convinti sostenitori rimane un grande elettore come Totti.

Proprio il sostegno a oltranza del totem-dirigente e del ds Monchi, in mancanza di soluzioni pronto uso gradite (come Paulo Sousa o Montella), ha convinto il più volte "disgustato", "nauseato" e "imbarazzato" Pallotta a limitarsi nel colpire, almeno fino all’inutile trasferta di Champions con il Viktoria Plzen e quasi sicuramente anche in vista dello snodo con il Genoa, solo la squadra.

La pazienza del presidente, però, non può essere infinita: l’esonero, in mancanza di miglioramenti, rimane sullo sfondo. La chimera che metterebbe tutti d’accordo sia ora che a giugno, ma chissà quanto realmente raggiungibile, si chiama Antonio Conte.