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Roma, un cantiere senza fine. Anche Monchi è in discussione

LaPresse

Il ds è il primo a metterci la faccia assumendosi la responsabilità della crisi: "È colpa mia"

Redazione

Lasciando il Bernabeu con uno sguardo che raccontava il risultato anche a chi non lo conoscesse, il direttore spagnolo Monchi si confessava a un cronista spagnolo: "Dobbiamo ancora assimilare il gioco, piano piano".

Non c’è modo migliore per raccontarla, la Roma, scrive Matteo Pinci su La Repubblica. Che a 14 mesi dall’avvio del programma tecnico non sembra una squadra in costruzione: lo è. La semifinale di un anno fa poteva essere il punto di partenza per trovare una nuova dimensione, ma a Trigoria hanno scelto una strada diversa: 19 calciatori movimentati in una sola estate, 12 acquisti e 7 cessioni. L’altra faccia del " player trading" ( ossia quel continuo comprare bene e vendere meglio), che ha consentito a Pallotta di sostenere i costi di una squadra competitiva, è che ogni anno si riparte da zero.

Quest’anno gli acquisti sono arrivati presto, ma l’eredità genetica è stata dispersa sul mercato, smarrendo l’identità faticosamente trovata nel campionato scorso. Inevitabile che sotto accusa finisca anche l’allenatore, che da qui al derby del 29 vivrà giorni di apnea: nemmeno la fiducia più cieca è infinita. E fa effetto che a difenderlo pubblicamente sia stato De Rossi, un suo calciatore.

Il problema è che la precarietà trasmessa dal club, per cui nessuno è davvero indispensabile, pare aver contagiato persino il suo profeta. "Andar via? Ho una clausola di rescissione" , rispondeva Monchi stesso a una radio madrilena che gli chiedeva del suo futuro. Come un qualunque giocatore che voglia mettersi sul mercato. Poi però il ds spagnolo era pure il primo a metterci la faccia assumendosi la responsabilità della crisi: "È colpa mia" .