rassegna stampa roma

Raggi pensa a sfilarsi dalla grana stadio e cerca sponde legali

La sindaca è pressata dalla base del Movimento che spinge per l'annullamento della delibera

Redazione

Il nodo stadio continua a tenere banco nel M5S. La maggioranza grillina si è ribellata dopo l’annuncio di un preaccordo su Tor di Valle mentre per oggi è organizzato un sit-in in Campidoglio all'insegna dello slogan “Virginia non sei sola”. Un bagno di folla per rintuzzare gli attacchi e riaffermare la leadership fiaccata dall’inchiesta e dalle polemiche sul nuovo impianto sportivo. Per gli ortodossi quello della giunta Raggi è un vero voltafaccia perché la sindaca ha avallato l’operato dei delegati alla trattativa ma ora starebbe considerando una concessione al fronte dei duri. Da un lato c'è il sì col rischio di perdere i pezzi. Dall'altro il no col rischio di esporre l'amministrazione e i singoli a una causa con conseguenti danni che la Roma ha già ventilato. Per questo il Comune sta trattando per ottenere una una grande riduzione del cemento ma ciò mette a rischio l'intero progetto. A ogni opera che interessa i privati fa da bilanciamento infatti un lavoro pubblico nell’interesse della città. Meno cemento per i privati significa dunque meno opere. E questo metterebbe in pericolo l’efficacia della delibera. Per sfilarsi dai problemi la sindaca dovrebbe chiedere l'annullamento della delibera e stando al parere chiesto dai duri del 5Stelle sarebbe al riparo da eventuali richieste di risarcimento danni. Prima di esplorare questa ipotesi la sindaca vorrebbe però il conforto dell’avvocatura capitolina. Ossia un bollo ufficiale che le consentirebbe di disdettare ogni dialogo sullo stadio e di dormire sonni tranquilli in caso di eventuale rivalsa della Roma. E la questione potrebbe innescare un nuovo braccio di ferro tra la politica e la burocrazia capitolina. Se lo stadio saltasse si arriverebbe paradossalmente alla svolta cercata dal dimissionario assessore Berdini. Ma quella dell’annullamento, ammesso che si voglia gettare via tutto, rimane dunque l’unica strada percorribile. E non c’è parere che possa mettere al riparo dall’eventualità che sindaco e amministratori vengano chiamati a rispondere in prima persona del danno causato alle imprese impegnate nel progetto. Tuttavia il caos all'interno del movimento è una grana che allontana il momento della stretta finale per il progetto.