rassegna stampa roma

Piccole antenne disturbano i club alla guerra delle radio

Le emittenti fanno da cassa di risonanza per lamentele dei tifosi anche becere quando le cose vanno male

Redazione

Quando il presidente romanista Pallotta ha fatto partire la propria intemerata contro le radio romane, scrive Matteo Pinci su La Repubblica, ha dimenticato un dettaglio non esattamente trascurabile: ogni romano trascorre mediamente 87 ore all’anno nel traffico. E indovinate cosa fa in tutto quel tempo? Facile: ascolta la radio.

A Roma una persona su 8 ogni giorno sale in macchina, gira la chiave e si sintonizza sulle frequenze che parlano di calcio, lasciandosi ipnotizzare da dibattiti, polemiche, discussioni senza soluzione. Tutte le radio fanno da cassa di risonanza per lamentele anche becere quando le cose vanno male, ossia spesso, e i loro speaker sono star dell’etere, idolatrati da folle ma anche invisi agli ascoltatori della radio “rivale“.

Le radio a Roma sono diventate la terra di mezzo in cui si mescolano la voce di giornalisti affermati, le opinioni degli ex calciatori a libro paga e quelle del tifoso più estremo che telefona. In quel minestrone gli eccessi sono inevitabili, e anche personaggi qualificati scivolano nel grottesco: c’è chi ha paragonato lo stadio della Roma a Rigopiano solo poche ore dopo la tragedia, chi ha definito il team manager romanista una “spia“, chi ha accusato un direttore sportivo di prendere le “stecche” per comprare calciatori. Persino chi ha confezionato dossier fasulli su presunte appartenenze a logge massoniche dei dirigenti giallorossi.