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Nainggolan, la ricerca della felicità: “Sono rimasto per vedere cos’è lo scudetto a Roma”

Il centrocampista giallorosso: "Finora abbiamo pensato solo a Lazio e Milan. Le abbiamo battute e ora proviamo a fare il colpaccio. Anche perché è l’unico modo per sapere quale sia la nostra dimensione"

Redazione

Radja Nainggolan, ma cosa le ha fatto la Juventus? Prima la promessa «Mai alla Juve» . Poi la minaccia a Pjanic di non parlargli più se fosse andato a Torino. Questo uno stralcio d'intervista del centrocampista belga a "La Repubblica".

«Ma no, gli voglio bene lo stesso (ride). È un amico, ha fatto ciò che credeva meglio per sé, lo sento quasi ogni giorno, a dire il vero. Quella frase l’ho detta perché sapevo cosa avremmo perso senza di lui e quanto potesse portare alla Juve. Ma se quest’anno va diversamente mi divertirei a prenderlo in giro ».

In estate anche lei poteva partire: Conte la cercò insistentemente, no?

«Sì, sono stato cercato. Ma uno deve pensare a come vuole vivere: per me essere felice è importante. Qui mi vogliono bene, avevo tante cose in testa, le ho messe insieme e ho scelto di restare. Io credo che qui si possa davvero vincere: e quando succederà voglio esserci per vedere che sensazioni dà».

Come avete gestito l’attesa del match con la Juventus?

«Finora abbiamo pensato solo a Lazio e Milan. Le abbiamo battute e ora proviamo a fare il colpaccio. Anche perché è l’unico modo per sapere quale sia la nostra dimensione».

Due anni fa il protagonista fu l’arbitro Rocchi.

«Gli arbitri prendono delle decisioni e finisce lì, gli episodi su cui recriminare sono i pari con le piccole».

Quindi le polemiche sono figlie solo dell’ambiente: quanto pesa per voi atleti?

«Parlerei di delusione, anziché parlare sempre di questo ambiente. I tifosi aspettano da tanto tempo di vincere».

Ecco: secondo lei perché il titolo manca da 17 anni?

«Non lo so. Quando le cose vanno bene ci è successo di pensar di essere troppo forti o che la vittoria arrivasse da sola».

E calava la tensione?

«Esatto. Abbiamo battuto tutte le squadre più forti, i punti li abbiamo persi con le piccole. Quando pensi di essere forte, di aver già vinto. E invece…»

(M. Pinci)