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Le ambizioni della Roma nel segno di Nainggolan. Derby risolto in 4 minuti

I gol ravvicinati di Perotti e del Ninja spingono i giallorossi in zona scudetto

Redazione

Quello che esulta di più, che gioisce e si vede avere un vulcano dentro è quell’uomo con la barba che avevamo visto sulla panchina di S. Siro con gli occhi inferociti reagire in maniera scomposta e disperata allo sprofondo dell’Italia. Daniele De Rossi corre verso la curva, salta, saluta i tifosi, si abbraccia. Come riporta l'edizione de "La Repubblica", è stata la partita del ritorno al calcio, dell’abisso che tutti devono scalare, dello sport che ricomincia il suo ciclo. Per la Roma le angosce azzurre sono altrove, anche perché attraversa un periodo di quasi perfezione: i gol di Perotti e di un Nainggolan che nemmeno doveva giocarla questa partita la spingono forte in zona scudetto. All’Olimpico i mali e i veleni del calcio italiano sono apparsi lontani, un’eco spenta: il calcio e i 55mila tifosi fanno presto a sostituire la disperazione con la gioia, la Nazionale è solo un problema di altri.

È stato un derby bellissimo e quasi perfetto per la Roma, maledetto per la Lazio che ha pagato 4 minuti di imbambolamento all’inizio del secondo tempo dopo aver retto perfettamente per metà partita.

I reduci di Italia-Svezia hanno tutti sofferto i postumi del calvario azzurro, tranne forse De Rossi che ci ha messo l’anima e che del resto l’ultima partita azzurra della sua carriera l’aveva patita tutta dalla panchina. Almeno il fiato gli è stato lasciato. "Mi tengo stretto questo derby" ha detto Di Francesco, soddisfatto di una Roma che ha coronato con la stracittadina il buon momento e soprattutto contento di aver superato da vincitore un passaggio fondamentale per chi allena a Roma. "Posso dirvi che da tecnico si soffre molto più che da giocatore. Ora speriamo di rimanere lassù il più a lungo".  Il Ninja Nainggolan nel suo esuberante stile crudo ha sintetizzato il derby così: «Non parliamo di scudetto, ma stiamo sul pezzo». Lui ai Mondiali ci andrà e si vede.

(F. Bocca)