rassegna stampa roma

Il guru dello stadio senza contratto. In aula scoppia il caso Lanzalone

La Raggi spiega: "L'avvocato genovese non farà parte dello staff di Luca Montuori, neo assessore all'Urbanistica"

Redazione

Da un mese siede al tavolo della delicatissima trattativa per lo stadio a Tor di Valle con AsRoma e Eurnova, rappresenta il Comune, discute progetti, tagli a cubature e opere pubbliche, soluzioni pratiche per evitare intoppi. E lo fa senza avere alcun incarico formale. Anzi, da ieri si sa che tra il Campidoglio e Luca Lanzalone, avvocato genovese, 47 anni, esperto di diritto societario, esiste solo una «comunicazione» a cui seguirà una «formalizzazione». Virginia Raggi lo ripete quattro volte nel suo brevissimo intervento in risposta all’interrogazione della capogruppo Pd, Michela Di Biase che prova a fare chiarezza sulla figura del legale arrivato da Genova con il mandato di chiudere l’accordo sul nuovo stadio della Roma. Un “facilitatore” che, si scopre oggi, lavorerà con l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori. Lo spiega la sindaca che proprio due giorni fa, presentando il sostituto di Paolo Berdini, aveva assicurato che «Lanzalone non farà parte dello staff di Luca Montuori». Sarà, più probabilmente, un consulente dell’assessorato che lo affiancherà nella vicenda Tor di Valle. Questione terminologica, perché il senso del suo ruolo non cambia, come scrive Favale su La Repubblica.

Il tutto, in attesa che arrivi un atto del Comune che lo inquadri e ne stabilisca la parcella. Attualmente, infatti, non si conosce nemmeno quella. E dire che Lanzalone, un paio di settimane fa, ci aveva provato a far regolarizzare la sua posizione. Con una lettera al capo dell’avvocatura Carlo Sportelli, il legale aveva avanzato uno “schema di convenzione” proprio con l’avvocatura capitolina. Ciò che ufficialmente si sa, invece, lo spiega la sindaca in Aula: «L’avvocato Lanzalone il 10 febbraio ha depositato una comunicazione con la quale veniva da me incaricato di seguire alcune vicende, in particolare quella dello stadio», afferma leggendo un foglio. «Specificava anche che questa collaborazione si sarebbe formalizzata mediante un accordo con l’assessore all’Urbanistica, che però poi si è dimesso. La formalizzazione la troverà a breve», attraverso Montuori. Intanto Lanzalone continuerà a sedere ai tavoli con la Roma (in corso anche in questi giorni) e, per quanto riguarda il suo compenso, si vedrà. Nella «comunicazione » tra Raggi e il legale «l’avvocato – afferma la sindaca – precisa che in assenza di successivo accordo sul compenso dovuto, nulla sarà dovuto né dal Comune né dai rappresentanti dell’amministrazione beneficiari dell’attività professionale da lui espletata». Fine delle comunicazioni. Che, ovviamente, non soddisfano il Pd: «La sindaca ha letto un compitino a cui magari ha contribuito lo stesso Lanzalone – attacca la Di Biase – abbiamo toccato il fondo. Non c’è alcun atto. Solo una persona che siede ai tavoli dell’amministrazione senza alcun titolo».

E che continua a discutere di soluzioni rapide per sbloccare l’arena di Tor di Valle, mentre il tempo stringe: la conferenza dei servizi attende atti e delibere entro fine marzo con il rischio di un azzeramento dell’iter che allungherebbe i tempi almeno di altri sei mesi. Per provare a chiarire la situazione, il Pd ha anche chiesto un consiglio straordinario proprio sullo stadio. Mentre è di ieri la dichiarazione del ministro della Cultura, Dario Franceschini, che ha comunicato di non avere «strumenti per intervenire» sul vincolo posto dalla Soprintendenza sull’Ippodromo a Tor di Valle. «E non lo farò», precisa il ministro. Perché altrimenti, dice, «si commetterebbe un illecito o un reato. Ci sono competenze molto precise, guidate dalla legge, che appartengono alla totale autonomia delle Soprintendenze che non hanno un livello politico gerarchicamente superiore da far cambiare una decisione».