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rassegna stampa roma

Berdini: “Io, un idiota col destino segnato. Mi avrebbero cacciato per lo stadio”

L'assessore si sfoga: "Tanto probabilmente fra un mese mi avrebbero cacciato lo stesso, dopo la fine della trattativa sullo stadio della Roma, che loro vorrebbero chiudere in un modo e io in un altro"

Redazione

«Sono un coglione, questa è la verità». Paolo Berdini è un uomo distrutto. Barricato in casa, col telefono spento che riaccende solo per pochi minuti. Di quella «maledetta» intervista, rilasciata a un giovane collaboratore de La Stampa, da lui ancora oggi definita «carpita», che lo ha messo kappaò. «Sto malissimo», confessa con un filo di voce. «I giornalisti mi assediano, ce li ho tutti qui sotto casa, ho dovuto staccare il cellulare e chiudermi dentro, senza più neppure la libertà di uscire a prendere una boccata d’aria», si sfoga. «La verità è che mi vergogno. Ho combinato un casino, provocato un danno non solo a me stesso, quello ormai mi interessa poco, ma a Virginia e a una squadra che proprio non lo meritava. In tarda età scoprire di essere un perfetto idiota è davvero un brutto risveglio».

«Quel giorno, era un venerdì, mi sono svegliato all’alba, sono partito per Bologna, ho tenuto una conferenza, all’una ho ripreso il treno e sono arrivato a Roma alle quattro. Dopodiché sono andato a quella faticosissima assemblea nella sede dell’VIII municipio, durata quattr’ore. Una volta finita, era tardi, un assessore cinquestelle mi ha presentato ‘sto ragazzo. Nonostante fossi molto stanco, abbiamo cominciato a parlare. Lui non mi aveva detto di essere un giornalista. Mi ha fatto un mucchio di domande. E io mi sono abbandonato, riportando come un coglione dei pettegolezzi. Solo alla fine mi sono insospettito. E lui ha ammesso di fare il precario alla Stampa. Mi ha preso per sfinimento. Giurandomi che non avrebbe pubblicato nulla».

(G. Vitale)