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Spalletti: «La Roma è tosta ma spero che arrivi qualcuno»

Il tecnico loda il grande salto di qualità dal punto di vista caratteriale ma il periodo difficile arriva e la rosa è corta

Redazione

«Siamo stati tosti». Al termine della vittoria esterna (1-0) contro l’Udinese Luciano Spalletti torna a mettere l’accento sul salto di qualità dal punto di vista caratteriale della Roma. «Sotto l’aspetto della mentalità – l’analisi del tecnico – abbiamo fatto passi in avanti. Ad essere pignoli, c’è stato solo quel momento nel secondo tempo in cui potevamo gestire meglio la palla e non concedere alcune ripartenze. Dovevamo chiuderla, non l’abbiamo fatto e ci sono state due o tre mischie pericolose. Se non avessimo vinto sarebbero stati pesantissimi i punti persi». Il riferimento è sempre la Juventus, la migliore a costruire le vittorie sfruttando al massimo gli episodi. «Ci manca solo questo per diventare una squadra davvero quadrata. Il tema di tutto il girone d’andata è stato quello di avere continuità. Complessivamente abbiamo fatto bene, ma se ti capitano due o tre occasioni e le sbagli, gli avversari prendono sicurezza e cambiano un po’ degli equilibri».

Il riferimento, spiega Gianluca Piacentini a Il Corriere della Sera, è alla prestazione di Edin Dzeko, ieri protagonista di una prestazione negativa, non solo per il rigore. «A me sta bene così, ogni tanto è un giocatore molle. Lui continua a coccolarsi quando fa due gol, anche se ne poteva fare quattro». È invece ormai unacertezzala difesa a tre. «Ci ha dato sicurezza, possono scalare come quarti sia Peres sia Emerson, con un centrale che diventa terzino. Ruediger lo fa meglio di Manolas, che ha più caratteristiche da centrale puro». Poi il mercato. «La società sta lavorando, oggi riusciamo a sopperire a qualche assenza ma il problema si presenterà a febbraio, quando in quaranta giorni giocheremo tantissime partite. Abbiamo giovani forti, ma dobbiamo dargli tempo: uno di questi è Gerson, che ha bisogno di giocare con continuità per dimostrare le sue doti, come ha fatto Emerson Palmieri. All’inizio vengono insultati e poi, quando tutti si accorgono che sono forti, arrivano le società importanti a chiederteli».

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