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Roma-Genoa 3-2 LE PAGELLE: Perotti scatena la notte di Totti. Il resto è aria e polvere

Nel Totti Day la Roma se la vede brutta. L’ingresso del capitano scuote la Roma che si ritrova coi gol di De Rossi e Perotti. Dietro si balla come non mai. Ma alla fine è festa, è festa vera

Francesco Balzani

“Lascia che cada il foglio dove sta scritto il nome. Non ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. E’ un riflesso sull’acqua, una bolla di sapone. E alla fine del libro non c'è spiegazione”. No non riusciamo davvero a spiegarci come sia potuta finire, così. Senza gioia, con un dolore che lascerà una cicatrice indelebile sul cuore dei romanisti di 3 generazioni. Mai la Roma aveva vissuto un addio così traumatico, mai ha fatto così paura il domani. Oggi Francesco è riuscito nell’ennesima impresa: per una volta, per qualche minuto, dopo anni. Beh, sì ci siamo sentiti tutti romanisti. Alla faccia di chi dice “e alla Roma chi ci pensa?”. Di sicuro non c’hanno pensato penne a gettone, intellettuali da strapazzo, presidenti lontani. C’ha pensato sempre lui da 24 anni ad oggi: Francesco Totti. Un nome e un cognome marchiato a fuoco anche nel cuore di chi passerà alla storia come semplice antagonista, come comparsa, come macchia sullo sfondo. Oggi il cuore batteva come all’ultimo appuntamento quando non vedi l’ora che arrivi la persona amata, ma speri non arrivi mai perché dopo qualche minuto vedrai andarla via per sempre. Il sollievo di viverla ancora da vicino per qualche minuto però ti trasforma in ciò che dovresti e vorresti essere sempre. Perché la parola Fine, non è quasi mai bella. E’ brutta la fine di un’amicizia, di una vacanza, a volte anche di una malattia. Solo per la guerra è bella la parola Fine, ma nonostante i propositi bellici di qualcuno questa guerra alla fine non c’è stata. Perchè una guerra necessita di due eserciti, e invece qui oggi erano tutti per Totti. C’è emozione, il cuore impazzisce, il viso si contrae e le parole ora escono perfette. Vivi quei 35 minuti nella speranza che Tagliavento non fischi mai. Rivedi quella capacità di avere gli occhi dietro la testa e ricordi gli assist per Balbo, Fonseca, Paulo Sergio, Batistuta, Montella, Delvecchio, Mancini, Vucinic, Toni, Osvaldo e Dzeko. Risenti quel modo di calciare il pallone e ricordi 307 gol, duemila tiri in porta, un milione di farfalle. Rivedi quelle movenze e ti viene in mente la tua vita, accompagnata da un fratello maggiore, da un figlio, da un papà che hai conosciuto meglio di tante altre persone. Oggi hai la possibilità di assistere al film della tua vita, mica roba da tutti i giorni. Subito un assist al bacio dalla bandiera del calcio d’angolo, poi numeri d’alta scuola tra cui uno stop di schiena che francamente gli mancava. Dà una mano alla squadra, da leader. Quale è. Trova Gentiletti a togliergli il sogno più bello, ma partecipa alla folle festa sotto la Sud come nel 1994, come nel 2011, come in tutta una vita. Poi un battito di cuore, e il lampo illumina senza rumore. E’ finita. Davvero. Piove, diluvia. L’Olimpico è pieno di lacrime, di singhiozzi, di abbracci. Oggi, forse, è l’ultima giornata da romanisti. Oppure no. Grazie per averti giudicato, esaltato, criticato. Una preghiera, non è da me: non lo fate smettere!

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