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Di corsa verso un sogno: il progetto che regala scarpe usate ai ragazzi africani

L'iniziativa si chiama "Used Running Shoes for Kenya" e per il secondo anno consecutivo porterà attrezzatura sportiva nella culla della maratona

Marco Prestisimone

Per correre c’è bisogno di un paio di scarpe. E di un sogno grande da inseguire. Se su quest’ultimo, però, c’è da scommettere, più difficile è che tutti abbiano l’attrezzatura giusta per volare.

Da questa esigenza nasce l’iniziativa “Used Running Shoes for Kenya”, che grazie a Rec.Films e alla crew romana Eternal Eagles, per il secondo anno consecutivo organizza una raccolta di scarpe usate e indumenti da running da regalare ai ragazzi kenioti più bisognosi. La scuola prescelta di quest’anno è la St. Patrick’s High School, di Iten. Qui nella Rift Valley, a 2400 metri di altitudine, c’è la culla dell’atletica mondiale, che ha visto crescere ed allenarsi campioni mondiali e olimpionici come Kipsang, Kirui e Rudisha. Il dato incredibile riguarda una tribù in particolare, quella dei Kalenjin: sono circa cinque milioni, neanche un nono dell’intera popolazione del Kenya. Eppure è da qui che arrivano tre quarti dei corridori del Paese. Il giornalista americano David Epstein, nel suo “Il gene dello sport”, ha scritto: “Ci sono 17 atleti statunitensi nella storia che hanno corso la maratona in meno di 2 ore e 10. Ci sono 32 Kalenjin che l’hanno corsa in meno di 2 ore e 10 solamente nell’ottobre 2011”.

Non tutti però nascono con le stesse possibilità: per tanti ragazzi quello delle Olimpiadi rimane solamente un desiderio da cullare. In Kenya lo stipendio medio di una famiglia è di circa 50 euro al mese e di conseguenza l’attrezzatura sportiva non è sufficiente a raccogliere la grande voglia di emancipazione di tanti giovani che vedono nell’atletica l’unica via per realizzarsi e mettere al sicuro economicamente l’intera famiglia. Oltre alle grandi città italiane, al richiamo hanno già risposto presente tra le altre Glasgow, Parigi, Istanbul e Beirut, che hanno raccolto e inviato le loro scarpe. C’è tempo fino al 6 aprile: la partenza è in programma tre giorni dopo. C’è da correre, insomma, ma in palio c’è il sorriso, colmo di gratitudine, di un bambino. E chissà, magari di un futuro campione del mondo.