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FIGC, Nicchi: “Rischio Calciopoli, vogliono mettere le mani sugli arbitri”

Il presidente dell'AIA: "Sciopero? Sto cercando di evitarlo, ma non ci si deve sorprendere se qualcuno la domenica non dovesse avere un direttore di gara"

Redazione

"La situazione è drammatica". Così parla Marcello Nicchi, presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, ai microfoni di Radio Uno nel corso di "Radio Anch'io Sport". La classe arbitrale rischia di perdere la propria quota di voto del 2% in Federazione: questa situazione potrebbe portare ad uno sciopero. Questo il tema principale delle sue parole. "Io sto cercando di evitare proprio questo. Però se qualcuno la domenica non dovesse trovare l’arbitro non si deve sorprendere. Sto cercando di evitarlo, ma le sezioni non ce la fanno più. All’estero ognuno ha i propri diversi statuti, dove tutti quanti partecipano alle votazioni del presidente della Federazione. E’ incredibile che vogliano toglierci il diritto di voto. Vogliono indebolire il peso degli arbitri, la nostra serietà e potrebbe essere l’inizio di una nuova Calciopoli. Accuse gravi? No, sono dati di fatto. Non ci si preoccupa minimamente dei rimborsi in ritardo. C’è un’organizzazione che non funziona: il rimborso non può essere dato ad un ragazzo dopo sette mesi. La violenza? È un altro tema che sto combattendo da dieci anni. Domenica un arbitro di 18 anni è stato picchiato e mandato all’ospedale da un energumeno di 32. E’ imbarazzante… arriveremo al punto in cui i genitori non manderanno più i ragazzi ad arbitrare. Ma di cosa ci lamentiamo? Le famiglie non possono permettersi di finanziare i propri ragazzi perché i rimborsi arrivano tardi. Sono tutti i giorni, in tutti i campi, a difendere la base. I grandi arbitri si difendono da soli: sono il nostro orgoglio ed un punto di riferimento della base. Però noi oggi dobbiamo difendere questi ultimi perché nessuno pensa a loro. Il nesso sul 2% del nostro diritto di voto? Vogliono mettere le mani sugli arbitri. Ciò significherebbe dire la propria sulle designazioni, noi siamo bravi perché siamo autonomi. Calciopoli all’epoca nacque perché qualcuno andava a parlare con gli arbitri, oggi noi siamo una garanzia per il mondo del calcio".