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Volevamo solo star con te

La Roma dice addio alla Champions dopo un viaggio tanto bello quanto inaspettato. Il sogno di Kiev si spegne prima del suo finale

Marco Prestisimone

È l’alba. L’attimo nel quale i sogni che ti sembra di vivere lasciano spazio solo alla luce della primavera romana che entra attraverso la tapparella. Ed è il momento in cui anche la Roma si risveglia dopo un cammino europeo che da passeggiata è diventata parata, trasformando la voglia di partecipare in voglia di vincere.

Perché sì, volevamo andare a Kiev. Un po’ perché ci siamo stancati di vedere gli altri vincere, un po’ perché questa squadra lo meritava. E lo meritava la sua gente, capace di vivere in una bolla di sapone negli ultimi tre mesi.

Lavoro? Famiglia? Vacanze? Tutto in secondo piano. Prima la Roma, prima la corsa ai biglietti. E allora via con le notti sdraiati a terra in mezzo alla strada per esserci.

“Dobbiamo essere noi i primi a trascinare la gente”, ha detto tante volte Di Francesco da inizio anno. E la città si è fatta prendere in braccio dai gol di Dzeko e si è fatta spingere dalle parate di Alisson. Urlando così forte da spostare l’epicentro del calcio europeo per qualche settimana.

Chelsea, Atletico, Qarabag, Shakhtar, Barcellona e Liverpool. Hanno fatto tutti i conti con quella voglia di fare la storia rimasta strozzata proprio ad un passo dalla redenzione.

E l’ovazione finale vuol dire sì ‘grazie’, ma ancor di più ‘riproviamoci’. Perché la Roma ha dimostrato che i top player fanno la differenza, ma se hai armi con cui combattere che è finita lo si dice alla fine. E lo dice la Roma.

Resta il profumo di sigarette e cielo, che sa tanto di Londra e poco di Liverpool. Ma in fondo “c’è sempre un’altra stagione”. È stato un viaggio bellissimo, ma non è finito qui.

Tornerà la notte. E si tornerà a sognare, insieme. In fondo, volevamo solo star con te.