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Tana per Franco. Basta Baldini, il nascondino è finito

LaPresse

Oggi vive la Roma da lontano: tra il Sudafrica, la Toscana, Londra. A Roma no, non ci mette quasi più piede e quando lo fa si nasconde nemmeno fosse Lady Gaga

Francesco Balzani

Settima, derisa e con un futuro indecifrabilmente triste. Non è passato nemmeno un anno da Roma-Barcellona. Era il 10 aprile 2018. Giorno in cui dirigenti e allenatori facevano a gara per presentarsi ai microfoni. Tutti tranne uno: FrancoBaldini. Lui si godeva quel piccolo successo nella sua casa di Londra, tra un appuntamento teatrale e una visita ai negozi di nicchia di Chancery Lane. Sarebbe stato troppo metterci la faccia dopo i disastri di un’intera gestione. Dal 2013, infatti, l’affascinante Frank si è dimesso dalla Roma. Nel frattempo ha ricoperto il ruolo di direttore tecnico del Tottenham e di consulente del Marsiglia. Ma il numero che compare oggi di più sul suo telefono, almeno su quello di lavoro, porta ancora a James Pallotta. Perché nell’ombra il buon Frank ha continuato a progettare, a sbizzarrirsi con idee radical e un po’ osé.

Peccato che non siamo in un salone di moda, ma nel mondo del calcio che Baldini un tempo conosceva bene. Oggi lo vive da lontano: tra il Sudafrica, la Toscana,Londra. A Roma no, non ci mette quasi più piede e quando lo fa si nasconde nemmeno fosse Lady Gaga. Però di Roma, anzi della Roma, Baldini continua a deciderne le sorti. Ha sussurrato lui all’orecchio del Presidente di non credere più in Monchi e Di Francesco dopo averli scelti nemmeno un anno e mezzo prima. E’ stato sempre lui a consigliare (male) Pallotta su come gestire il Totti calciatore e dirigente, quali giocatori cedere a cuor leggero e sui quali investire. Non tutti per carità, ma una buona parte. Poi si è “dimesso”, e lo ha fatto sapere tramite i pochi amici rimasti nella capitale. Ma era tutta scena come capita quando si litiga un po’. Otto anni di una storia a distanza. Un rapporto epistolare che non ha portato obiettivi concreti: zero titoli, il progettostadio in alto mare, debiti e dissidi con i tifosi ormai annoiati da una Roma che non combatte più. E oggi che tutto precipita, oggi che nessuno si accalca davanti ai microfoni Frank dove sta? Macina caffè con due ex juventini, legge qualche raccolta di Coelho ma (e qui siamo preoccupati) tra un colpo di ventaglio e l’altro progetta pure la Roma del futuro.

Così contatta Sarri, pensa a Campos e Jardim, convince Pallotta che in fondo la colpa era tutta di Monchi e Di Francesco. L’amore a volte rende ciechi, è vero. Ma caro James, tu che su tutti scarichi barili di colpevolezza, non ti stai domandando se la responsabilità principale non sia proprio del tuo amico toscano? E non è il caso di affidare la Roma a un dirigente che ci mette la faccia, oltre alle parole?