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Spalletti: “Chi pensa di risolvere le partite con il nome che porta è un folle”

Le parole del tecnico giallorosso al termine dal match tra Torino e Roma

Redazione

Al termine del match tra Torino e Roma è intervenuto ai microfoni dei giornalisti il tecnico giallorosso, Luciano Spalletti.

SPALLETTI IN CONFERENZA STAMPA

Più difficoltà di quello che pensavate?

"Io non snobbo mai nessuno, nel nostro calcio le difficoltà ci sono sempre. Se riesci a metterci la qualità superiore che hai, supportata da un po’ di impegno, di lettura anticipata e di sforzo poi spesso prende quella direzione lì. Se crei situazioni e non le sfrutti, mentre le concedi e gli altri le sfruttano si fa tutto più difficile. Però in generale è chiaro che noi dovevamo fare di più, lo sforzo doveva essere di far camminare la partita su binari diversi”.

Questa sconfitta ridimensiona la Roma?

“Non ridimensiona niente, io so benissimo quello che ti penalizza in base al nostro modo di fare, sia sulla partita, ma questo viene dalla lettura dello storico delle partite della Roma anche quando non c’ero. Ci son questi momenti dove ci sono delle impennate di qualità e riusciamo a godere del sostegno di una piazza così importante, della passione del nostro numerosissimo pubblico e riusciamo a mantenere un livello di rendimento e risultati. Fino a che non c’è quello più bravo, capita che la partita la perdi e invece di andare a usare quelle caratteristiche che dicevo prima, l’impegno, il saper raschiare, duellare, lo sforzo e il sacrificio, a noi questo nella lunghezza ci crea difficoltà. Non ce la facciamo proprio, per cui se un allenatore non riesce a tenere un livello di guardia importante per questo vizio è il primo responsabile e soprattutto in questa direzione andrà ad essere scelto per lavorare nel futuro. Questi alti e bassi non vanno più bene e bisogna cambiare quello che fanno alcune menti deboli che ‘tanto io vesto questi colori, questo nome, siamo la Roma e vedrai che le cose vanno nella direzione giusta’ e non ci mettiamo niente di nostro. Si aspetta che le cose accadano per quello che sei senza andare a far suo quello che un elemento che ha qualità e uno che è forte può andare a metterci sopra. Questo ci manca e lo abbiamo fatto veder da anni, per cui l’allenatore è il primo responsabile, ma deve anche trovare le soluzioni a questo. Ormai dici ’t’arrabbi, bastone, carota’, con voi gioco anche qualche volta perché è giusto anche così. Però ormai lo so, quello che devo fare nello spogliatoio, questi calciatori sono quelli che ho scelto, che ho voluto e quelli che rimarranno fino a fine anno e con i quali per me sarà un piacere lavorare anche nel momento del dolore, perché ora ci sarà qualche momento di dolore da dover passare. Perché è arrivato il momento di modificare qualcosa, così non si va più avanti, perché faccio uso anche di quello ce è successo con gli allenatori prima di me. L’anno scorso abbiamo vissuto un periodo bellissimo e qui gioco senza che voi l’abbiate voluto riconoscere. Quest’anno quello che bisognava metterci sopra a questo telaio qui, alcune volte lo usiamo e altre no, poi arriviamo a giocare partite come quella di oggi dove non si mette sul campo la qualità di squadra, la ricerca delle distanze, l’armonia, la cattiveria. Sono tutte cose scollegate che prese singolarmente sono accadute ma proprio perché succedono singolarmente non vanno bene. Sulla linea difensiva, in alcuni momenti ci siamo allungati e la linea difensiva è stata costretta a lavorare da sola e questo non va bene ma è sempre un discorso collettivo. Ti capitano quelle due-tre occasioni, non riesci a sfruttarle perché poi durante il periodo lasci passare quelle cose che ti riportano lì, ad abbassare il sacrificio che un professionista o un giocatore di nome che rivesta colori bellissimi come quelli della maglia della Roma deve avere come li ha il giocatore più normale. Perché Sinisa dice bene quando afferma che il Toro ci ha messo qualcosa in più, probabilmente se sfruttiamo le prime due-tre occasioni riusciamo a vincere la partita o a direzionarla diversamente. Però si vede che l’impasto a livello di squadra fatto dall’allenatore è diverso da quello che ho fatto io. Non c’è verso, per cui ora si modifica qualcosa, si cambia. Non c’è altra strada, ormai è lunga la storia che ci accompagna, la possibilità di analisi che possiamo fare negli anni. Con me, senza di me, con altri più bravi, perché poi nella Roma ci sono stati allenatori bravissimi. O no?

Cosa è successo nel finale con la panchina del Torino, avete discusso? Come giudica la partita di Tagliavento?

E’ stato bravissimo, ho solo discusso perché un certo punto i raccattapalle non ributtavano la palla in campo e questo è brutto. Perché loro sono stati bravi a far vedere un calcio più moderno del nostro, per cui a fare questi atteggiamenti fanno vedere di essere un club vecchio. Per cui ho solo detto al Quarto Uomo che non avevano ributtato il pallone in campo e lui ha chiamato l’arbitro che mi è venuto a brontolare e io ho detto che è anti-sportivo se non si ributta la palla o si ributta a 10 metri di distanza. Torino quindi bravissimo sotto l’aspetto del gioco, della preparazione della partita, della ricerca del risultato, meno in questo frangente qui perché può far meglio. Io gli ho detto che questo fatto lo avrei raccontato perché è rutto, non è regolare. Noi non dobbiamo farlo, se lo vedo fare a qualcuno dei nostri intervengo, per cui tanto la partita è già direzionata. Per cui non c’era bisogno, hanno fatto già vedere che sono stati più bravi di noi, hanno fatto vedere il valore di squadra meglio di noi per cui son dettagli che sono brutti. Tagliavano se l’è presa con me perché era stato richiamato dal Quarto Uomo ma io avevo detto solo che questo fatto era antisportivo. Però poi loro sono stati sicuramente bravi, il direttore di gara ha sempre fatto le scelte giuste, non ha sbagliato niente”.

Si può riportare tutto a una condizione psico-fisica deficitaria?

“Cosa vuol dire? Che ci si allena poco, condizione fisica? Non riusciamo a mettere più qualità contemporaneamente dentro un numero o una lunghezza di comportamenti importante per cui abbassiamo questo e quell’altro. Si fanno i due risultati, poi c’è il risultato negativo, si fanno due o tre prestazioni, poi viene a rimancare la prestazione. Perché si abbassa il livello, in generale ci sono delle menti che pensano che a un certo punto poi va tutto da solo ed è lì che bisogna intervenire. Le cose se non le fai accadere tu, se le lasci lì a rimbalzare, poi c’è qualcuno che le mette a terra e le controlla perché c’è una ricerca di voler far quello. E noi oggi abbiamo fatto vedere che come dice lo storico della Roma, facciamo due prestazioni bene, una male, interveniamo due volte con forza su due episodi di scorrimento di gioco e nel terzo ci facciamo portare via palla su un 4 contro 1 e gli concediamo l’azione da gol. Se non si usa il massimo delle potenzialità a disposizione il primo responsabile è l’allenatore e l’allenatore deve cambiare dopo un periodo che le cose accadono sempre nello stesso modo, affinché ci sia un modo di pensare più corretto e queste presunzioni dei calciatori vadano annullate”.

Una lettura sul primo gol del Torino, Fazio che delega a Peres su una palla alta.

"Lì lui aperto la marcatura perché Belotti ha fatto un bel movimento ad aprire sul secondo palo, ha ripreso distanza e lui l’ha perso per un attimo. Poi la palla è andata proprio nella sua zona dove ha avuto la possibilità di usare la sua qualità perché lui è un bomber di quelli veri, è uno che gli spazi sa andarseli a ritagliare. Se fosse rimasto lì nello stesso posto dove poi doveva vedersela nel duello con Fazio sarebbe stato più difficile. Ha sfruttato il movimento di palla, ha sfruttato il tempo e si è venuto a ritagliare uno spazio dove poteva far male. La palla è andata lì ed è stato giustamente premiato. Per cui complimenti al Gallo”.

SPALLETTI A SKY

Partiamo dalla difesa: aveva fatto bene nelle ultime partite, oggi invece si sono sommati alcuni errori individuali. Perché?

Se si vuole fare questo gioco, al quale partecipo mal volentieri perché secondo me è sempre la squadra intera che va considerata, posso dire che ci siamo allungati troppo per cui la difesa ha dovuto agire un po’ sola. La squadra non è riuscita a ricomporre le distanze giuste per potersi aiutare a vicenda.

Le occasioni ci sono state. È mancata la solita cattiveria davanti?

Questo fa parte dei giochi. Probabilmente un po’ di determinazione ci manca. Sbagliare qualche opportunità importante ci sta. Oggi sono arrivate occasioni all’inizio della partita, potevano sicuramente direzionare la gara in un’altra maniere, invece poi quando abbiamo concesso la prima, il Torino è stato bravo a sfruttarla. Se si va a fare un’analisi di squadra, abbiamo fatto vedere troppe volte di avere alti e bassi nel lungo periodo. Non è tanto l’episodio che mi interessa in questo momento, ma il lungo periodo. La storia della Roma. Sia con me che con altri allenatore si vede sempre questo. Quando si vive nell’entusiasmo, la squadra riesce a fare qualcosa di più di quelle che sono le cose che normalmente accadono. Quando ci sono le prime difficoltà, si va un po’ in confusione perché si pensa, attraverso quelle che probabilmente sono delle menti un po’ malate, che le cose vengano fuori da quella che è la nostra qualità, la nostra caratteristica, senza metterci la testa e senza andare alla ricerca di uno sforzo o di un impegno maggiore. Di conseguenza c’è il momento in cui gli altri, invece, fanno uso di queste caratteristiche e quella che è la proposta della Roma viene involontariamente abbassata.

Alti e bassi più di natura mentale che tecnica.

Sì, perché poi va ad essere interessata la natura tecnica e si prende in considerazione quello che succede sul campo. Ma è sempre da un po’ di presunzione di aspettare che le cose accadano da sole per quella che è la mia qualità, il mio nome, il mio blasone, i colori che vesto. Non è così. La direzione del successo e della vittoria è sempre sulla strada opposta.

Totti ha agito molto basso, quasi da regista. Era per avere più qualità nella distribuzione del gioco?

Sì, in quel momento gli avevo chiesto di stare più basso. Era unutile che andasse ad ingolfarsi anche lui nel traffico mentre loro si erano abbassati quasi tutti al limite dell’area. Lì c’era troppa densità, mentre se facevi 5 metri più sotto il passaggio e la scelta giusta era più facile.

Ha visto partecipazione da parte di Dzeko? Oggi tante occasioni sprecate.

Purtroppo la nostra storia dice che non riusciamo a mantenere un livello di impegno, di sforzo e di ricerca di raschiare quello che deve essere il risultato individuale da dare nei duelli durante la partita, nella corsa, nel tentativo di aiutare un compagno. Abbiamo alti e bassi e questo va sicuramente levato durante la settimana. L’allenatore, se c’è quest’andamento alto e basso, è il primo ad essere colpevole, perché non riesce a farlo mantenere durante gli allenamenti settimanali. L’allenatore non li fa abituare a questo andamento regolare.

SPALLETTI A ROMA TV

La sua analisi sulla partita?

Abbiamo fatto una partita dove potevamo prendere dei vantaggi tattici, per quelle che erano le difese in campo potevano portare dei vantaggi. Nelle letture siamo stati un po’ lenti, nella qualità di gioco siamo stati imprecisi. Nell’impegno e nel sacrificio dei duelli loro ci hanno messo qualcosa in più ,nel veleno o nel saper sfruttare nelle occasioni che si ha avuto. Loro ci hanno messo qualcosa in più e quindi è giusto che abbiano vinto.

Torino più cattivo: è d’accordo con Mihajlovic?

Sono d’accordo con Mihajlovic ed è per questo che io ho la maggiore responsabilità per questa sconfitta. Perché quando un allenatore non riesce a farci mettere quel sacrificio, quell’impegno e quella ricerca lì, e fa sì che prevalga la mente folle di qualcuno che attraverso il nome che porta o il lasciar scorrere che le cose accadranno nella direzione giusta perché 'tanto io sono io, sono più forte’, allora un allenatore deve cambiare qualcosa. Non c’è alternativa.

Limite caratteriale, tecnico o di condizione?

E’ un limite di gestione di queste menti che probabilmente hanno delle idee distorte dentro la testa di quello che invece deve accadere durante gli allenamenti, durante le partite e l'allenatore fa sì che questi pensieri sbagliati prevalgano sulle conoscenze e le analisi corrette. Quindi la soluzione è solo lì, alzare il livello quotidiano per ricercare queste qualità e queste caratteristiche che poi vanno nella direzione della vittoria, perchè vince quello che si impegna di più e non chi è più bravo a prescindere. A volte accade, ma come succede a noi, quando c’è da mettere dentro l’analisi o dentro lo storico un numero che riguarda una serie di partite più lunghe, si trova sempre questi alti e bassi e di conseguenza non si vince niente.

Oggi si è subiti 3 gol in fotocopia, cosa non va ancora nei meccanismi difensivi?

E’ un gioco a cui prendo parte malvolentieri, quello di prendere uno o l’altro, secondo me c’è sempre un comportamento di squadra, a un certo punto ci siamo allungati troppo e non sosteniamo le distanze corrette tra i reparti e la difesa è stata costretta ad agire come reparto da solo, soprattutto nel secondo tempo ma anche nel primo. La lettura è più globale, non è su chi ha fatto rigore o ha sbagliato il gol, quella che deve essere una ricerca di sintonia si fa attraverso il comportamento di squadra e non attraverso il singolo prendendo questo o quell’altro. Non si dà la colpa al singolo, ma all’atteggiamento di squadra.

SPALLETTI A PREMIUM

“Secondo me c’è sempre lo stesso vizio, non conta casa o trasferta, è sempre questo credersi più bravi di quello che si fa vedere, viene da come ci si atteggia nel preparare le cose. L’andamento storico la dice lunga sull’ordine che decide l’allenatore”.