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Sei personaggi in cerca di Roma: da Pallotta a Monchi ecco le sei facce della crisi

Il presidente è lontano, il ds non incide, l'allenatore non ha la soluzione e i giocatori non hanno personalità. E poi c'è Totti: l’unico che può davvero prendere la Roma per mano e sciogliere tutta la neve

Valerio Salviani

Foto Twitter AS Roma

 

Nella scala sociale dei colpevoli Pallotta da Boston è sicuramente in cima. Il suo è il peccato originale, dal quale deriva la valanga di eventi negativi che stanno investendo la Roma. C'è una grossa differenza tra fare il presidente e fare il proprietario. Una squadra di calcio, seppur quotata in borsa, non sarà mai un'azienda. Ha bisogno di essere curata e seguita, ci sono equilibri che vanno dosati giorno per giorno, specialmente in un ambiente instabile come Roma. Non si può accusarlo di menefreghismo, ci mancherebbe, ad oggi la Roma è probabilmente il suo business maggiore. Semplicemente non c'è e non può fare quello che andrebbe fatto. E quindi delega. Adesso, quando decide che è il momento di venire da queste parti, si ferma a Londra, il nuovo centro operativo. Monchi, che lo incontrerà nei prossimi giorni per fare il punto della situazione, è dovuto volare negli States. Pallotta è troppo distante da questo mondo, e lo si capisce anche dalle tante dichiarazioni rilasciate qui e lì, mai senza polemiche. E il malcontento aumenta. La piazza lo sta abbandonando e lo zoccolo duro del tifo è in contestazione perenne. Da quando la Roma è a stelle e strisce sono cambiati 6 allenatori, sono passati centinaia di giocatori e si sono alternati dirigenti su ogni posizione, ma la situazione è sempre la stessa. La costante di tutto questo "panta rei" romanista è una sola. A buon intenditore...

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