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Roma e Barcellona, amori sognati e delusioni feroci: il filo diretto da Guardiola a Keita

Tante le storie dietro alla super sfida di Champions che si giocherà domani. Due mondi che sembrano lontani, ma che nel corso degli anni si sono legati e intrecciati più volte

Valerio Salviani

Trabajo y sudor. Era iniziata così l’avventura dell’uomo della rivoluzione culturale a Roma. Per il dopo Sensi e il nuovo e ambizioso progetto americano serviva un nome che facesse sognare. Luis Enrique, suggerito a Baldini da Guardiola, rappresentava l’ideologia di un calcio nuovo, lontano da tutto quello che si era visto in Italia negli ultimi anni. Forse troppo lontano. E il sentore che forse il passo fosse più lungo della gamba lo si aveva già avuto ad agosto, dopo l’eliminazione nel preliminare di Europa League contro lo Slovan Bratislava. Luis aveva il compito di portare il Barcellona a Roma, tiki-taka compreso. Ci ha provato insieme a Bojan, altro deluso blaugrana di quell'anno. Dopo appena una stagione, terminata con un misero settimo posto, lo “Zichichi di Trigoria” (così lo chiamavano scherzosamente alcuni giocatori) ha mollato, portando via quel sogno catalano intravisto solo in qualche piccola occasione.

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