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Roma, cronache d’investimenti sbagliati: da Sabatini a Monchi, quanti flop milionari

Schick è solo il capro espiatorio di un mercato sbagliato. Ma già in passato, i giallorossi hanno saputo costruire le fortune su intuizioni, sbagliando spesso i colpi grossi

Valerio Salviani

Da solo sull'isola. Si sarà sentito così Monchi dopo il fischio finale di Roma-Atalanta, mentre guardava inerme la solida terra dei suoi primi mesi giallorossi, sgretolarsi sotto ai piedi. La goffa intervista del post-partita, quando ha provato a dare risposte che non ha ad una crisi tanto pesante, quanto inaspettata, ha svelato però il segreto di Pulcinella. “Per operare sul mercato bisogna avere i soldi. Le soluzioni dobbiamo trovarle non nel mercato, ma dentro Trigoria” le sue parole. I soldi per questo mercato non ci sono. E questo non è di certo colpa sua. Ma quando lui i milioni, quelli veri, li ha avuti in mano, come li ha spesi? C'è chi adesso direbbe malissimo. In questo caso, non sarebbe la prima volta in casa Roma.

IL MERCATO DI MONCHI - Viene naturale prendere a esempio il caso Schick, diventato rockstar dopo mezza stagione di gloria alla Samp, eschiacciato dalla pressione delle responsabilità. Troppo brutto per essere vero, troppo presto per essere marchiato come flop. Ma se è vero che il pesce puzza dalla testa, allora bisogna risalire a chi Schick l'ha portato a Roma, con l'investimento più costoso della storia romanista, drogato da un mercato "pericoloso". Dopo un'estate passata a rincorrere la chimera Mahrez,Monchi si è ritrovato quasi allo scadere con l'acqua alla gola e due carte in mano: restare fermo o mettere tutto sul ceco. Scegliendo la seconda, ha consegnato a Di Francesco un giocatore non pronto, a causa del problema al cuore che l'ha costretto a saltare la preparazione, ma soprattutto da dover schierare fuori ruolo. Una responsabilità non da poco, che il tecnico abbruzzese, per sua stessa ammissione, ha gestito male. Come se non bastasse, per colmare la cessione di Salah (19 gol e 15 assist la scorsa stagione), sono arrivati Defrel, che abbiamo potuto vedere solo da esterno adattato, proprio per la mancanza di un titolare a destra, e Under, un pesce rosso in un acquario di squali. Spesa totale nel bilancio 23,4 milioni. Spesa complessiva 79,9 milioni. Gol e assist totali all'8 gennaio, zero. Impietoso. Eppure, il passato, poteva insegnare qualcosa.

NESSUNA LEZIONE - E invece ogni gennaio torna di moda il film cult dei giallorossi, un po' come "Una poltrona per due" va in onda ogni santo Natale. La Roma insiste a voler recitare il ruolo della grande, ma continua a costruire le sue fortune sulle intuizioni dei ds, sbagliando nel momento degli investimenti veri e propri. Quindi, quando va bene, ecco Lamela, Marquinhos, Pjanic o Salah, prontamente venduti subito dopo il salto di qualità. Quando va male invece, è un disastro. Prima di Schick, l'investimento più costoso della gestione Pallotta era stato Iturbe. Una parabola simile a quella del ceco per l'esterno ex Verona, etichettato come nuovo fenomeno del calcio mondiale dopo mezza stagione, finito poi nel dimenticatoio solo 3 anni dopo, lasciando per strada 25 milioni (di euro) di lacrime. Un epilogo che nessuno spera di rivivere a Trigoria. Come lui, un altro flop milionario era stato Doumbia. Arrivato a gennaio come pezza sul buco Luiz Adriano, è stato fischiato all'esordio e scaricato a giugno. Flop totale, 15 milioni. Gli stessi, su per giù, spesi per altri due che a Roma hanno lasciato tanto amaro in bocca: Mattia Destro, adesso controfigura in un Bologna non proprio indimenticabile, e Adem Ljajic, ancora in cerca di una dimensione in una squadra di secondo piano come il Torino.

FLOP DO BRASIL - Quanto farebbero comodo alla Roma 35 milioni di euro adesso? Tanto sono costati Bruno Peres e Gerson ai giallorossi, arrivati da un anno e mezzo senza incidere praticamente mai. E mentre Gerson ha mostrato timidi segnali di ripresa fino a dicembre, per poi scomparire di nuovo da dopo il pareggio con il Chievo, Peresè pronto a salutare la capitale con un volo direzione Lisbona. A patto che Monchi riesca a racimolare almeno 10 milioni dal Benfica, che dovranno prontamente essere investiti per prendere un altro terzino, dal momento che Karsdorp, altro fiore all'occhiello del suo mercato, arrivato con un ginocchio malconcio, è ancora fuori fino a data da destinarsi.