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Processo Raggi, chiesti dieci mesi di reclusione. Il pm: “Mentì per evitare dimissioni”

Domani la sentenza. La sindaca di Roma accusata di falso in atto pubblico

Redazione

Dieci mesi di reclusione senza attenuanti. E' questa la richiesta formulata dalla procura per la sindaca di Roma Virginia Raggi. L'accusa è falso in atto pubblico, in merito alla nomina di Renato Marra a fratello del suo braccio destro Raffaele, alla direzione del dipartimento Turismo del Campidoglio. Domani la sentenza.

Secondo la Procura di Roma Virginia Raggi "mentì alla responsabile dell'Anticorruzione del Campidoglio nel dicembre del 2016 e in base al codice etico dei 5 stelle, avrebbe dovuto dimettersi". "Se la sindaca avesse detto la verità e avesse riconosciuto il ruolo di Raffaele Marra nella scelta del fratello - ha spiegato il procuratore Ielo - l'apertura di un procedimento penale a suo carico sarebbe stata assai probabile. Lei era consapevole che in casi di iscrizione a modello 21 (ovvero come indagata in un fascicolo penale, ndr) rischiava il posto è per questo mentì. Il codice etico fu modificato nel gennaio del 2017". Il viceministro Di Maio ha commentato: "Non conosco l'esito del processo, ma il nostro codice etico parla chiaro". Solidale il ministro Salvini: "Spero venga assolta".