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Premio Bearzot, Di Francesco: “Voglio vincere con la Roma. Alisson resta” – FOTO – VIDEO

Il tecnico giallorosso riceve il riconoscimento organizzato dall'Us Acli in collaborazione con la FIGC: "Il rinnovo è l'ultimo dei problemi. Mercato? Possiamo toccare il tutti i ruoli. Mi dispiace per la mancata convocazione di Nainggolan"....

Jacopo Aliprandi

Un annata da ricordare per Di Francesco. All'esordio sulla panchina della Roma terzo posto e semifinale di Champions: risultati che gli sono valsi l'ottava edizione del premio “Enzo Bearzot”, organizzato dall’Us Acli in collaborazione con la Figc. Il tecnico giallorosso ha battuto Simone Inzaghi e Roberto Mancini, succedendo così nell’albo d’oro a Maurizio Sarri: a stabilirlo la giuria presieduta dal commissario straordinario della Federcalcio Roberto Fabbricini.

Alle 12 la cerimonia di premiazione al Salone d'Onore del Coni.

CRONACA 

Ore 13.25 - Dopo la premiazione, il tecnico si è soffermato con i cronisti presenti. Ecco le sue parole.

Quali sono le esigenze della squadra per il prossimo anno?

Valuteremo in questi giorni cosa andare a toccare, ma non troverete spiragli dal punto di vista dei nomi, anche perché è giusto che in questo momento mantenere il riserbo.

Più che nomi, i ruoli... 

Da tutte le parti, difesa, centrocampo e attacco. È giusto che quando si va a riformare una squadra si va a guardare in tutti i reparti, perché se ci si vuole migliorare bisogna fare valutazioni in generale: i calciatori, chi sta sotto contratto e chi meno.

Un commento sulla mancata convocazione di Nainggolan.

Mi dispiace per lui, ma era nell'aria. Il fatto che fosse stato convocato in maniera alterna poteva far pensare al fatto che non venisse convocato. È anche il sistema di gioco che adotta il Belgio che non lo aiuta. È un giocatore importante, sono scelte del tecnico.

Ore 13.19 - Di Francesco riceve il premio dopo la lettura delle motivazioni. Poi riprende la parola sul tema Nazionale: "Mancini è la scelta giusta. Ha fatto anche una scelta di cuore che è la cosa più importante. Un consiglio lo do alla gente: basta guardare indietro, guardiamo avanti senza pensare a ciò che è stato ma a ciò che sarà".

Ore 12.43 - È arrivato il momento di Eusebio Di Francesco. Ecco le sue parole.

C'è stato all'inizio del tuo cammino un po' di scetticismo?

Sì, l'ho avvertito ed è normale. L'importante è rimanere consapevoli dei propri mezzi e trasmettere il proprio pensiero all'idea di calcio. La nostra forza dev'essere quella di mantenere all'interno del gruppo una serietà e un modo di lavorare che porta risultati. Alla fine non si è vinto niente, ma anche cambiare qualcosa all'interno di un contesto è un piccolo successo, che un domani spero possa arrivare anche in campo.

Il giudizio sulla stagione?

In Europa straordinario, in semifinale volevamo ambire a qualcosa di importante. Quella mezz'ora di Liverpool ci ha tolto qualcosa, abbiamo dimostrato di poter competere e battere il Liverpool. In campionato abbiamo avuto un momento di difficoltà: anche da questi nasce un percorso di crescita, vale per noi e per i ragazzi.

Avete fissato un incontro per il rinnovo?

È l'ultimo dei problemi, troveremo sicuramente un accordo. Non abbiamo nemmeno parlato, quello che è più importante è capire cosa fare per migliorarci. Il bene della Roma è in campo ma anche fuori, vogliamo migliorare insieme.

Interviene Baldissoni: "Con Eusebio parliamo di cosa occorre fare per crescere, abbiamo idee analoghe. Vogliamo continuare insieme. C’è tanto da fare per riportare il calcio italiano dove merita stare. Il percorso iniziato nel campo e fuori è chiaro, guarda ad una competizione globale: per attrarre calciatori e partner globali, che poi consentono di portare i calciatori. Vogliamo continuare a farlo, cercheremo di riuscirci. Il percorso in Europa ha dimostrato che in certi contesti bisogna presentarsi sapendo di essere protagonisti, indipendentemente dalle aspettative".

La parola torna a Di Francesco: "Si fa questo lavoro per fare qualcosa di importante. Sono stato bravo ad arrivare sulla panchina della Roma, ora devo riuscire a conservare questo ruolo".

A distanza di 15 anni dall'esperienza da calciatore ha trovato cambiato l'ambiente di Trigoria? Il gap è di mentalità o tecnico-tattico?

Il gap è su entrambe le cose. Avere un comportamento importante, ricreare un senso di appartenenza, avvicinarsi ai tifosi, può aiutare. Invito sempre i miei ragazzi a condividere anche una foto con i tifosi, quando non gliela chiederanno più sarà il problema più grande.

Per chi degli altri cinque avrebbe votato?

Sicuramente Inzaghi, che fa parte della prima squadra avversaria della Roma, ha fatto un grande lavoro. È stato bravo nella gestione del gruppo. Io vengo da esperienze differenti, che sono formative per gestire un gruppo e un ambiente. Lui lo metto insieme a Gasperini, che è stato eccezionale con l'Atalanta: in Europa hanno portato il desiderio di essere aggressivi, di non essere attendisti, che è un po' il mio calcio. Mi piace fare le partite e mi rivedo in questi allenatori con questa mentalità.

Tanti complimenti dagli altri allenatori. 

Sono sinceri da parte di tutti. Lo diceva prima mister Ulivieri, il Italia ci sono ottimi allenatori. Ognuno di noi cerca di esprimere un pensiero di calcio, ognuno ama il suo. In Italia ci sono tantissimi tifosi e allenatori allo stesso tempo, che scelgono il proprio beniamino, ma l'allenatore deve avere un suo pensiero.

Allegri ha chiesto più complimenti verso la sua squadra. Molti hanno parlato di Sarri. Tu i complimenti in più a chi li fai?

Allegri ha fatto qualcosa di straordinario, non è mai facile vincere. Ha fatto un cammino straordinario, con un pensiero diverso da Sarri: nella gestione del gruppo assomiglio a lui, nel modo di stare in campo forse più a Sarri.

Ci sono tre motivazioni per la scelta: il coraggio, la caparbietà e la tenacia. Secondo lei qual è la chiave per essere buoni testimoni di questi tre valori?

I miei colleghi hanno tolto il piacere e il desiderio dell'uno contro uno, questo fa la differenza. La capacità di avere il coraggio di superare un avversario dobbiamo infonderla noi, i calciatori devono avere la forza di poter sbagliare. Quando vado alle partite dai ragazzini resto due minuti. Sbagliano una palla e gli si chiede di buttarla, questo non è coraggio. Dico sempre ai ragazzi di osare, anche ai miei. Lo dico per tutti i livelli. Poi ci vuole la caparbietà di migliorarsi. Quando prendo un impegno e vado a giocare all'oratorio devo farlo al massimo, invece poi li vedi che arrivano al campo con la voglia di perdere tempo, perché non vogliono stare a casa. La tenacia è quella di non mollare mai e si lega a queste cose. Si passa attraverso momenti difficili per arrivare ad un obiettivo, che vuol dire crescita.

Ce l'ha fatta grazie alla gavetta?

Sono orgoglioso del Premio Bearzot perché mi rievoca ricordi adolescenziali. Ricordo la serietà che trasmetteva ai propri calciatori ed è tutt'ora di grande insegnamento: di arrotolare una pallina di carta e giocare con gli amici. Quando hai la tenacia e la forza di provarci e trovi la serietà dei ragazzi, i valori riesci a trasmetterli.

Adesso che sei allenatore sei diventato un po' matto pure tu?

A volte bisogna farlo. Ho trovato il mio percorso, si arriva sempre a ciò che si vuole se non si molla niente. Mio padre è stato uno di quelli che mi ha sempre detto: "Vai a giocare fuori, altrimenti ti metto a lavorare". Le persone giuste al momento giusto possono essere d'aiuto.

Alisson resta alla Roma?

Sì.

C'è una dedica per questo premio?

A tutti quelli che mi hanno aiutato in questo percorso, anche col Sassuolo. Ai ragazzi che ho allenato, alle società.

Ore 12.37 - Prende la parola Damiano Lembo, presidente dell'Us Acli: "Abbiamo costruito e inaugurato con Di Francesco un campo in Kosovo. Dopo 18 anni si può dire sia un volontario dell'Us Acli, è un piacere che sia lui a chiudere il cerchio".

Ore 12.35 - Prende la parola Renzo Ulivieri: "Di Francesco è stato bravo a fare non solo scelte tecniche. È l'allenatore giusto". Parte una clip con le immagini del tecnico giallorosso in stagione.

Ore 12.30 - Scorrono le immagini degli allenatori che si sono aggiudicati il premio nelle passate edizioni: Mazzarri, Allegri, Ranieri, Montella, Ancelotti, Prandelli, Sarri. Prende la parola il commissario straordinario della FIGC Fabbricini: "È stato un bellissimo compito scegliere quello che è arrivato dalle motivazioni popolari. I sei candidati erano tutti degni, la riduzione a tre nomi (Inzaghi, Mancini e Di Francesco, ndr) ha creato un piacevole imbarazzo. Mancini stava allenando a San Pietroburgo, ci piaceva dare riconoscimento ad un tecnico che stava lavorando in Italia. Inzaghi e Di Francesco erano entrambi meritevoli: Inzaghi ha fatto giocare alla Lazio un bel calcio, facendo divertire. Il tecnico giallorosso arrivava da una panchina di provincia su una panchina complessa, dimostrando di saper lavorare bene. Ha fatto un grande percorso in Europa, fermandosi in semifinale, dimostrando qualità tecniche. Ha avuto una stagione con alti e bassi, con un periodo di stasi, ma la Roma ha fatto vedere un bel calcio e ha fatto divertire. Di Francesco è più navigato su panchine importanti. C'è stata grande convergenza, non unanimità. 

Ore 12.27 - Ora tocca agli allenatori. Abete: "Il livello di eccellenza dei tecnici italiani non devo scoprirlo io. Questo premio è nato otto anni fa, ha consolidato una centralità del ruolo dell'allenatore anche nel contesto di un'attività formativa non solo tecnica ma a 360 gradi. Il nostro problema non è della qualità degli allenatori".

Ore 12.15 - All'evento sono presenti anche Malagò, Nicchi, Fabbricini e Abete. Si procede con gli altri riconoscimenti in palio, ora è il turno dell'arbitro emergente Fabio Maresca. Tra poco sarà il momento dell'allenatore della Roma.

Ore 11.55 - Eusebio Di Francesco si è accomodato all'interno del Salone d'Onore del Coni. C'è con lui Mauro Baldissoni. Il tecnico ritirerà il premio 'Enzo Bearzot' come miglior allenatore della stagione.