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Perotti: “Spalletti ci trasmette la mentalità vincente. Roma è la mia occasione”

L'argentino parla a tutto tondo della sua vita, con un occhio di riguardo al Genoa che lo ha rilanciato nel calcio che conta

Redazione

Diego Perotti è riuscito ad imporsi in maniera sorprendente. Da quando è a Roma non ha giocato per scelta tecnica solo una partita e la sua classe sopraffina viene paragonata addirittura a quella di un certo Francesco Totti. Queste le sue parole al Match program della Roma:

Grandi numeri e ottime prestazioni, se lo sarebbe mai immaginato a pochi mesi dal suo trasferimento?

La chiamata della Roma era una occasione molto importante, un passo che non potevo fallire, e ho dato tutto per poter fare bene. Magari non mi aspettavo di disputare così tante partite, non avrei mai immaginato di giocarle tutte tranne una. Sono molto contento di aver potuto aiutare la squadra in questi mesi, fino a vivere il momento molto importante che stiamo attraversando ora”.

Momento che diventa ancora più importante dopo la vittoria con il Napoli; quanto è vicino il secondo posto?

Due punti! Ancora hanno due punti più di noi. Purtroppo in questo momento della stagione non dipende solo da noi, loro devono perdere qualcosa per la strada, e noi non possiamo sbagliare. Mancano tre partite, abbiamo il compito di fare nove punti e aspettare che loro sbaglino… Sicuramente non sarà facile però se loro dovessero fare un passo falso, noi saremmo lì pronti”.

Si comincia dal Genoa, per lei una gara particolare…

Sì, torno a casa, è la società che mi ha rilanciato nel calcio. Io sono arrivato in un momento molto complicato della mia carriera e al Genoa mi hanno aiutato tantissimo! Il primo anno è stata una stagione bellissima e poi i primi sei mesi di quest’anno non è andata male. Tornare a Genova, la città dove è nato mio figlio, sarà una grande emozione. Per me è una partita diversa da tutte le altre”.

Il Genoa ha raggiunto la salvezza e la Roma arriva da 14 risultati utili consecutivi, che partita sarà?

Non sarà facilissima. Loro hanno dimostrato durante la stagione, e in parte lo ho vissuto anche io, che in casa sono molto forti anche grazie al supporto vicino dei tifosi.

Contro l’Inter hanno giocato molto bene e hanno vinto. Poi quando incontrano una squadra grande sono portati a dare 110% e proveranno a metterci in difficoltà”.

Chi bisogna temere in particolare dei rossoblù?

Hanno tanti giocatori bravi, però credo che i due un gradino sopra gli altri siano Ansaldi e Rincon. Sono i punti di riferimento della squadra, in difesa come in attacco. E poi c’è Pavoletti, un attaccante che trova il gol con facilità. Sarà una partita bella, però non facile”.

È in contatto con qualcuno in particolare dei suoi ex compagni?

Devo dire la verità che sono rimasto in contatto con tantissimi di loro. Proprio ieri ho parlato con alcuni. Ho passato un anno e mezzo molto bello, con uno spogliatoio incredibile. Sarà davvero una grande emozione per me”.

Le hanno chiesto qualche cosa in particolare?

Sì, mi hanno chiesto di non andare troppo forte e io ho chiesto loro lo stesso. Noi scherziamo al telefono, ma poi lunedì ognuno giocherà la sua partita e lotterà per la sua squadra”.

Un giudizio su Gasperini che l’ha rilanciata?

Il mister per me è stato come un padre. Mi ha dato quella fiducia che mi mancava, mi ha fatto tornare nel calcio, insomma mi ha dato molto. Ho imparato tantissimo da lui, e soprattutto ho vinto la mancanza di fiducia nei miei mezzi sia a livello fisico che mentale. Era proprio quello che mi mancava in quel momento, gli devo davvero tanto”.

Nel periodo dell’infortunio ha mai avuto il dubbio di non farcela?

Sì, quando vedi che lavori tanto, fai quello che ti dicono i medici e non arriva una risposta, anzi continui ad avere infortuni su infortuni, è davvero dura. Vedi i tuoi compagni che si allenano sempre e tu non lo puoi fare, la testa va fuori. Ogni giorno che passi sul lettino dell’infermeria, ti svuoti sia dal punto fisico che mentale. Arrivare a Genova è stata per me la svolta, la mia carriera era quasi finita. La mia forza mentale e quella fisica erano quasi allo 0%, lì sono rinato grazie a loro”.

Genoa e Roma sono due piazze con tifoserie molto calde, simili in qualche modo.

Sì, io non ho mai giocato con la Curva Sud piena, però tutti mi raccontano che è molto simile al clima di Marassi. A Genova il pubblico sostiene la squadra nei momenti di difficoltà, e anche per questo lunedì avremo una difficoltà in più”.

Poi il suo arrivo nella Capitale. Ha mai avuto un attimo di esitazione per passare in una grande piazza come Roma?

Il mio trasferimento si è concluso l’ultimo giorno di mercato e io pensavo che oramai fosse saltato. Invece alla fine è andato tutto come io volevo, ho giocato fino alla fine con il Genoa e poi sono venuto qua. Ho dovuto aspettare abbastanza, ma ne è valsa la pena”.

Che idea si è fatto dell’ambiente romano?

Una squadra top, una società che pochi giorni dopo che sono arrivato ha giocato in Champions contro il Real Madrid. Io era da cinque anni che non giocavo la Champions, l’ultima volta ero al Siviglia, e adesso lottiamo per il secondo posto nel campionato italiano. Dopo quello che ho passato io, se ripenso a come stavo due anni fa e mi vedo adesso che mi alleno ogni giorno a Trigoria… non lo avrei mai immaginato. Adesso non posso fermarmi, devo dare il 100%, devo essere all’altezza di quello che si aspettano da me”.

A Roma ha trovato Spalletti in panchina, cosa la ha colpita di più del mister?

Un allenatore molto esigente con il quale non puoi non allenarti al massimo, non ti puoi rilassare mai. Credo che sia per questo che abbiamo fatto prestazioni di alto livello, tante vittorie di fila. Anche quando abbiamo pareggiato non abbiamo mai pensato che fosse persa, lui dà una mentalità vincente, ce la trasmette e noi la mettiamo sul campo di gioco”.

Con chi hai legato in particolare?

Iago Falque lo conoscevo già al Genoa, poi Digne e Keita. Seydou era in squadra con me anche al Siviglia. Mi sono trovato in un bellissimo gruppo, ragazzi che sin dal primo momento mi hanno accolto benissimo, e per un giocatore nuovo che arriva è importantissimo”.

Lo sa che chi segna nel derby ha un posto speciale nella memoria dei tifosi romanisti? Cosa ha provato in quel momento?

La verità è che non segno tanti gol, aver messo al sicuro il risultato del derby è stata una emozione grandissima, pazzesca. Già averlo giocato era per me bellissimo, poi andare anche a segno è stato fantastico, una partita memorabile”.

Il suo momento personale coincide con un buon momento anche di squadra. pensa la possa aiutare a conquistare di nuovo la maglia della nazionale Argentina?

È il mio sogno. Certo, fare bene con la Roma è molto importante. Ho avuto la fortuna di fare due partite, poi mi sono fermato per l’infortunio. So che non è facile perché la nazionale argentina ha in attacco i migliori giocatori al mondo, quindi io devo fare bene qua, devo giocare al massimo, per sperare di arrivare fino alla maglia del mio paese. Certo giocare in giallorosso mi dà qualche possibilità in più”.

Su Instagram abbiamo notato che spesso pubblica le foto con Suo figlio, che è nato in Italia. cosa ha significato diventare papà?

I primi tre mesi che non si dormiva è stata durissima e un po’ fisicamente ne ho risentito. Ma è una sensazione diversa, unica. Noi calciatori viviamo sempre momenti forti, a volte belli ed altri brutti, ma l’emozione di diventare papà non si può paragonare a nulla. È successo tutto in questo anno, prima la sua nascita, poi il trasferimento alla Roma. Tutto è stato troppo bello”.

(FRANCESCA VIOLA)