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Monchi: “Via per idee diverse da Pallotta. A Roma sono cresciuto, sarà sempre nel mio cuore”

Comincia la seconda avventura dell'ex direttore sportivo giallorosso al Siviglia: "Un giorno che ho sperato arrivasse il prima possibile. Non mi pento di quello che ho fatto nei miei due anni in Italia, firmerei di nuovo"

Redazione

Monchi è tornato a Siviglia. Dopo due anni di Roma fra alti e bassi, lo spagnolo ritrova la squadra che lo ha portato ai vertici europei e dove ha conquistato nove titoli. Superate le voci di mercato che lo hanno accostato all'Arsenal, è stato ufficializzato il suo nuovo (vecchio) ruolo di ds nel club andaluso. Oggi la sua conferenza stampa di presentazione.

Prende la parola il presidente José Castro: "Buongiorno a tutti, siamo qui per presentare Monchi. Monchi torna a casa sua, questa è una grande notizia. In realtà non è mai andato via, non abbiamo mai perso contatti con lui. Monchi torna essendo molto più di un ds, più un direttore generale sportivo. Gli abbiamo presentato un progetto futuro che lo ha convinto per farlo tornare qui, altrimenti vi assicuro che non sarebbe successo. Siamo felici, abbiamo il più grande direttore generale sportivo. Monchi ha lo stesso incarico, ma avrà una direzione generale sportiva e significa che sarà tutti i giorni nel club non solo nell’ambito sportivo ma anche generale. Ha molta esperienza, visto tutto quello che ha appreso fuori da qui".

MONCHI IN CONFERENZA STAMPA

"Prima di tutto grazie a tutti per essere qui. È un giorno strano, difficile da immaginare. È complicato spiegarlo a parole. È un giorno che ho sperato arrivasse il prima possibile. Grazie al presidente, al CdA e a tutti quelli che hanno contribuito a farmi tornare a casa. Il presidente lo ha detto perfettamente: oggi sono qui non perché sono 'sevillista', anche se lo sono. Non sono qui perché il Siviglia ha problemi, ma perché la società mi hanno trasmesso un'idea di futuro che coincide con quello che ho in testa. Stare due anni fuori da Siviglia, in un club grande e che sempre avrò nel cuore come la Roma, mi ha fatto crescere professionalmente. Ora ho il dovere di far crescere il club che amo".

"Sono convinto che siano state fatte tante cose buone. Non so se resterò qui altri 18 anni come la prima volta, ma vengo con la speranza di restare il più a lungo possibile. Vengo a contribuire ad un Siviglia che continua a crescere e che entri nell'élite. Il contratto non ha un termine definito".

“Voglio aiutare l’allenatore giorno dopo giorno. Non me ne sono andato dal Siviglia perché ho litigato con qualcuno. Me ne sono andato perché credevo che era il momento di andare, perché dovevo trovare motivazioni esterne. Dovevo andare via per poter crescere. Avevo bisogno d’aria. Cercavo un posto difficile, scelsi un progetto che mi aiutasse a crescere. Ho scelto il progetto che mi ha convinto di più. Ora voglio tornare perché questa crescita voglio applicarla qui. Ero sevillista lavorando alla Roma 24 ore su 24. Ora posso essere sevillista al Siviglia lavorando 24 ore su 24 per questo progetto sportivo. Sono qui perché credo di poter far crescere il Siviglia".

"Non è nel mio stile promettere titoli, ma garantisco che il Siviglia crescerà. Quando il presidente Castro mi ha chiamato dopo aver rescisso con la Roma mi è piaciuto quello che mi illustrato. E’ importante che passi il messaggio che io sono qui perché sono d’accordo con la dirigenza in merito a quello che posso portare. E’ difficile sentirsi amati come mi sono sentito io negli ultimi giorni. Sono qui perché credo di poter far crescere il Siviglia”.

"I due anni passati a Roma non li cambio. Tornerei a firmare anche sapendo quello che avrei passato. Era la prima volta che cambiavo club, avrei avuto bisogno di conoscere meglio il club. Non mi pento di quello che ho fatto a Roma. Questi due anni mi hanno fatto crescere a livello professionale e mi hanno fatto conoscere un club che, dopo Siviglia e il San Fernando, amerò sempre".

"Le parole sul Circo Massimo? Assurdo prenderla come dichiarazione, era una battuta con un tifoso. Sono andato via dalla Roma per una ragione semplice: abbiamo capito che l'idea della proprietà era diversa rispetto alla mia. Il presidente pensava che fosse andare meglio a destra, io a sinistra. Continuare così non era giusto. Io posso solo parlare bene di Pallotta e di tutti quelli che hanno avuto un motivo per portarmi a Roma. Mai sentirete una mia parola contro la società e contro la Roma. Abbiamo capito che le strade erano diverse e abbiamo deciso di fermarci".

"L'esperienza di lavorare fuori casa in un ambiente esigente molto caldo ti rende più professionista e più attenta. Io continuo a dire che la mia esperienza a Roma è stata bellissima. È vero che quest'anno i risultati non sono arrivati, il primo anno è stato bellissimo. Lavorare in una società importante come la Roma mi ha fatto crescere tantissimo".

MONCHI A RETE SPORT

Ci sono state divergenze con Pallotta?

Io ho lavorato sempre a Roma con la fiducia del presidente e le scelte che ho fatto in ogni momento rispecchiavano quello che pensavo che fosse necessario per la Roma, condividendo tutto con il presidente stesso. Sapendo però che forse per i tifosi e per i media erano decisioni difficili da comprendere. Ma la Roma in quel momento ne aveva bisogno. Non credo che dobbiamo parlare ancora del perché io sia andato via, ad un certo punto abbiamo capito che le cose non stavano andando bene e abbiamo pensato fosse meglio fermarsi per il bene della Roma. Abbiamo capito piano piano che la pensiamo in maniera diversa.

Che ne sarà della Roma?

Spero che i frutti del mio lavoro si vedano anche in futuro. Sono convinto che qualcosa si debba cambiare, ma è lo stesso che ho dovuto affrontare io. Pensate che abbia venduto Salah perché fossi contento di farlo? Ho dovuto vendere Salah perché in quel momento la Roma ne aveva bisogno, aveva bisogno di vendere qualche giocatore per i problemi col Fair Play Finanziario. Sono convinto che quelli che arriveranno a ricoprire il mio ruolo in futuro prenderanno delle decisioni buone per il futuro della Roma, che è una società con delle basi sufficientemente forti per andare avanti. Ha dei professionisti a livello dirigenziale come Fienga, Baldissoni, Calvo, Massara, Totti e Balzaretti. Persone capaci. La Roma ha anche una tifoseria e un peso che fanno sì sia difficile fermarsi”.

Prima di Porto-Roma non ha parlato lei, ma Totti…

Penso che in quel momento la persona che ha parlato, Totti, potesse inviare un messaggio ancora più potente. Francesco sta crescendo tantissimo come dirigente, abbiamo pensato che fosse il momento giusto per lui.

Pastore? Gonalons?

Credo che Pastore ancora possa fare quello che ha dentro di sé, è stata una stagione particolare è vero, con tanti infortuni, ma sono convinto che possa ancora fare la differenza. Per quanto riguarda Gonalons, qui a Siviglia sono contentissimo con lui. Ha avuto due infortuni brutti, ma ogni volta che scende in campo fa prestazioni di alto livello. Non è il momento però di parlare di questo, fino al 30 giugno è un giocatore del Siviglia e poi si vedrà.

Un saluto ai tifosi della Roma…

Mi dispiace che le cose siano finite così, posso dire solo che fino all’ultimo momento ho sempre sentito il sostegno dei tifosi al di là del fatto che non tutti potevano essere contenti di me. Quella della Roma è una tifoseria grande, di un club importante.