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Monchi: “La Roma un progetto a lungo termine. E sono soddisfatto del mio lavoro”

LaPresse

Il Ds spagnolo ha parlato a «El Mundo» e «Abc»: “Siamo in crescita, basta vedere quello che facciamo sui social network. Kluivert è il futuro. La Juve? È di un altro livello”

Mirko Porcari

"Mi è bastato un mese per capire che il Monchi di Siviglia non andava bene per la Roma. Ho dovuto cercare un nuovo me stesso". A poche ore dal match di Champions contro il Real Madrid, Monchi si racconta in un'intervista a «El Mundo», parlando di passato, presente e futuro.

A distanza di un anno e con una semifinale di Champions conquistata, può dire di aver trovato questo nuovo Monchi?

"Semifinale di Champions e terzo posto in campionato. Si può essere soddisdfatti. Sono cresciuto molto a livello professionale, dopo Siviglia avevo bisogno di nuovi stimoli e di una nuova sfida".

Da dove ha iniziato?

"Conoscendo il club, la città, l'atmosfera e la filosofia con la quale si lavorava, i meccanismi interni e le ripercussioni mediatiche che ha la squadra sul pubblico".

Da un club passionale all'altro.

"Il romanista è di un'incredibile emotività, paragonabile ai sivigliani. Devi tenerne conto quando porti avanti la tua politica, senza però evitare delle scelte impopolari".

Come quelle sulla vendita di Salah o sul ritiro di Totti.

"Sono due situazioni differenti. Il ritiro di Francesco era qualcosa che si doveva affrontare. Ci ha messo un po' a realizzarlo ma alla fine lo ha fatto, adesso è una figura fondamentale nel club. Con Salah non c'era altra scelta, si doveva vendere. Dovevamo fare i conti con il Fair Play finanziario e dovevamo incassare il più possibile per non incorrere in qualche sanzione dalla Uefa. Non abbiamo venduto solo Momo ma anche Ruediger, Mario Rui e Paredes".

Cosa ha portato l'eliminazione del Barcellona?

"Autostima e una spinta per un progetto a lungo termine, basato sulla crescita internazionale del marchio Roma. Se si guarda al nostro lavoro sui Social si può capire bene, il club ha un profilo davvero moderno. È il modo per competere con Milan, Inter o Juventus. La Roma è l'unica ad aver avuto accesso alla Champions per cinque anni, insieme alla Juventus".

Lo scorso anno avete affrontato Chelsea e Atletico, questa volta il Real Madrid. Come vede i blancos senza Ronaldo?

"Non è facile colmare il vuoto lasciato da un calciatore di quel livello, ma nonostante la partenza del portoghese la squadra resta fenomenale".

Che operazione di mercato è stata?

"Hanno tenuto i migliori: Isco, Bale, Benzema, Modric, Kross, Sergio Ramos, Marcelo...".

Troppo costoso per te?

"Ho sempre lavorato con società che acquistavano giocatori a un prezzo adeguato e con margini di crescita".

Per esempio Justin Kluivert.

"Ha 18 anni e sarà molto importante nel calcio europeo del futuro. È ambidestro, può giocare su entrambe le fasce, corre e fa gol. È un investimento. Il mio lavoro si concentra più sui profili che sui nomi. Mi baso sulle necessità tecniche e tattiche dell'allenatore, sia esso Di Francesco, Emery, Juande o Sampaoli".

Di Francesco non sembra il classico allenatore italiano.

"Il calcio italiano non è sinonimo di catenaccio, ci sono esempi come Di Francesco, Conte, Allegri. Ho scelto Di Francesco perché rispettava le tre caratteristiche che cerco in un allenatore: prima di tutto conosceva l'ambiente, è stato giocatore nella squadra che ha vinto lo scudetto. La seconda è che è italiano e avere un direttore sportivo straniero poteva bastare. La terza è che si tratta di tecnico capace di far crescere i giocatori, come ha dimostrato in passato. Lo ha fatto e in estate gli abbiamo rinnovato il contratto per un altro anno".

MONCHI A ABC

Un'altra estate pazza per Monchi.

"È il mio lavoro. Sono andati via dodici giocatori, tra i quali nomi importanti come Strootman, Nainggolan e Alisson. Sono arrivati altrettanti calciatori, alcuni già affermati e altri che pensiamo possano accrescere il patrimonio tecnico della squadra. L'obiettivo è quello di rimanere competitivi. Sono venuto a lavorare a Roma con questa filosofia".

Come si gestisce una rivoluzione del 50% di una squadra semifinalista di Champions?

"È un compito molto difficile, non voglio negarlo. Veniamo da un risultato molto alto, capace di generare grandi aspettative e dobbiamo mantenere tutto questo. Se si comprano dodici nuovi giocatori è perché sono convinto che sia questo il modo per raggiungere un obiettivo del genere. Ma dobbiamo essere cauti, non si deve pensare che tutto possa funzionare da subito, serve tempo e lavoriamo affinchè ne occorra il meno possibile".

Lo dice alla luce di un inizio di campionato brutto?

"Questo inizio non ha fatto arrabbiare solo i tifosi, ma anche me e l'allenatore. Non siamo contenti ma ho  tanta fiducia in questa squadra e nello staff tecnico. Capisco la delusione dei tifosi ma la Roma se vuole crescere deve comprendere che un brutto inizio di campionato è solo un momento di crisi. Questo sarebbe da grande club, con obiettivi a lungo termine".

La parola Scudetto?

"Io parlo di essere ambiziosi, proprio come abbiamo fatto l'anno scorso. Competere su tre fronti ai massimi livelli. La Roma non può essere un attore di secondo piano, deve essere protagonista. Questo dice la nostra storia e gli investimenti che stiamo facendo".

In campionato dovete affrontare una squadra come la Juventus che ha la forza di prendere un giocatore come Cristiano Ronaldo.

"È un'ottima cosa per il calcio italiano l'arrivo di Cristiano. La Juve è un club con un indiscutibile potere economico che lavora bene anche sul piano sportivo. È chiaro che c'è un divario tra loro e noi, così come con Inter e Napoli, ma noi dobbiamo fare tutto per ridurre questo distacco".

Si è arrabbiato molto per il caso Malcom?

"Per niente. Dopo 20 anni da direttore sportivo conosco bene le regole del gioco. È la normalità e si deve accettare, non porto rancore né al giocatore né al Barcellona. Ho vissuto già situazioni simili e lamentarsi sarebbe da direttore sportivo "piccolo"".

La prima di Champions al Bernabéu contro il Real Madrid, che ne pensa?

"Non abbiamo avuto molta fortuna con il sorteggio, questa è la verità. Non è il massimo cominciare contro la squadra più vincente degli ultimi anni, ma andremo al Bernabéu per giocarcela, come abbiamo fatto su tutti i campi. Con l'addio di Ronaldo vedo un Real con più motivazioni, vogliono dimostrare di poter ottenere gli stessi risultati anche senza di lui. Sono loro i favoriti per la vittoria finale".

Sa che i tifosi del Real stanno preparando un'ovazione per Manolas?

"Io preferirei che lo fischiassero per aver segnato il gol vittoria. Víctor Espárrago ci diceva che quando si usciva tra gli applausi da un campo avversario, non era un buon segno".