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Le Iene, Rizzoli: “Ho pensato di smettere di arbitrare dopo i tre ‘vaffa’ di Totti”

In onda a "Le Iene" un interessante servizio sul mondo arbitrale. Protagonista Nicola Rizzoli, esponente di maggior spicco della classe arbitrale italiana

Redazione

Errori, rigori, cartellini, moviole e fischi. L'arbitro è questo ed altro. Stasera, in prima serata su Italia 1, nel consueto appuntamento con “Le Iene Show”, un documentario inedito che per la prima volta racconta il calcio dal punto di vista degli arbitri.

Le telecamere del programma satirico hanno seguito un team di arbitri nelle riunioni prepartita, negli spogliatoi, in campo e nel meeting postmatch con l’osservatore arbitrale. Tra i protagonisti del servizio de Le Iene Nicola Rizzoli, eletto miglior arbitro del mondo nel 2014, e Marcello Nicchi, presidente dell’AIA, fra immagine esclusive presso il centro tecnico di Coverciano. 

Ecco le dichiarazioni di Nicola Rizzoli alle Iene:

Iene: Qual è il fallo che si fa più fatica a vedere?

Rizzoli:Non è un tipo di fallo, è la situazione. Se un fallo di mano viene fatto dalla parte opposta da dove siamo noi, diventa complicato vederlo, ma vuol dire essere stato nella posizione sbagliata.

Iene: Per essere nella posizione giusta bisogna conoscere i giocatori?

Rizzoli:Penso proprio di sì. Se entra in area un giocatore che tende a simulare, la tua concentrazione deve essere al 100% lì. Se entra in area un giocatore che normalmente crossa, la tua concentrazione magari è più al centro dell’area su chi potrà ricevere la palla. Ci sono situazioni dove è chiaro l’intento di andare a cercare il pallone, ci sono delle situazioni dove è chiaro che puoi prendere pallone e uomo e poco importa… Ma sono i giocatori che dettano il limite della partita. È chiaro che l’errore è sempre dietro l’angolo. Possiamo fare di tutto per prevederlo però è dietro l’angolo.

Iene: Ma tu ti accorgi quando fai un errore?

Rizzoli:Tendenzialmente no. Sei consapevole del fatto che delle volte prendi una decisione senza avere tutti gli elementi per poter valutare.

Iene: Ti è mai capitato di fischiare e accorgerti subito di aver sbagliato?

Rizzoli:Più di una volta. In un derby Julio Cesar fece una grandissima parata su Boateng. Mentre a me sembrò che fosse Boateng che avesse spostato il pallone. Poi ci fu un grande impatto e io diedi un rigore e la protesta di Julio Cesar mi fece capire subito che probabilmente la mia scelta era quella sbagliata, ma dalla prospettiva in cui ero io, per me era chiaro. E invece…

Iene: Ma quando hai il dubbio di aver sbagliato, non tendi a compensare? Il famoso fallo di compensazione secondo te esiste?

Rizzoli:No, l’arbitro può sbagliare ma se crea un fallo per compensare un errore precedente, fa due errori.

Iene: E quindi come gestisci in campo l’idea di aver sbagliato?

Rizzoli:È una forma mentis. Una decisione, che sia giusta o sbagliata, nel momento in cui l’ho presa la elimino, guardo avanti.

Iene: Tecnicamente qual è l’errore più grave?

Rizzoli: Sbagliare un calcio di rigore, convalidare una rete irregolare. Quando la partita viene decisa da un errore arbitrale, è quello l’errore tecnicamente grave.

Iene: Partita decisiva. Dopo 30 secondi, fallo in area. Fischi sereno o ci pensi un po’ di più?

Rizzoli:Fischi sereno, l’importante è vederlo bene.

Iene: Dopo 3 minuti, un giocatore della squadra che ha subito il rigore fa un fallo grave, espelli o tolleri qualcosa in più?

Rizzoli:Ripeto, se sei sicuro delle tue valutazioni, ne prendi una dietro l’altra senza neanche metterti il problema.

Iene: Secondo te, gli errori decisivi, e ce ne sono, alla fine del campionato si compensano?

Rizzoli:Penso proprio di sì. Gli errori sono sparsi per tutte le squadre.

Iene: Allora perché l’anno scorso il Milan ha avuto 11 rigori a favore, la Juventus 9, il Napoli 8, il Chievo 1 e l’Udinese 1?

Rizzoli:Questa è una questione di caratteristiche delle squadre, di quanto giocano entrando in area. Una squadra che tende a vincere sarà più volte nell’area avversaria piuttosto che una che tende a difendersi.

Iene: Il giocatore più corretto che hai diretto?

Rizzoli:Roberto Baggio

Iene: Quello più problematico?

Rizzoli:Non te lo dirò mai.

Iene: Hai mai pensato di mollare?

Rizzoli:Più di una volta.

Iene: Perché?

Rizzoli:Una fu per un errore tecnico mio. I famosi tre “vaffa” di Totti. Anche perché all’interno del mio mondo non furono visti bene quindi fu una cosa estremamente difficile.

Iene: Da quale categoria iniziate ad essere pagati?

Rizzoli:Solo dalla serie B si è professionisti. Fino alla serie C solo per passione. In serie A e B viene riconosciuto un fisso per gli allenamenti per poter fare attività tecnica e quindi riuscire a prepararsi in maniera adeguata alle partite.

Iene: E quanto guadagna un arbitro?

Rizzoli: Un arbitro internazionale, lordi 80.000 euro l’anno. Un arbitro di Serie A il primo anno intorno ai 40.000€ l’anno lordi. Più le partite che sono 3.800€ a partita.

Iene: Sei favorevole alla moviola in campo?

Rizzoli:Moviola no, tecnologia sì.

Iene: Perché?

Rizzoli:La tecnologia è qualcosa che dici in un secondo quello che è non interpretabile. Cioè una palla dentro o fuori. La moviola ti premette di rivedere una situazione di gioco dove il 50% di persone che pensano in una maniera e il 50% che pensa nella maniera opposta. Cosa deciderà poi l’arbitro?

Intervengono gli assistenti Faverani e Stefani della celebre partita arbitrata da Rocchi, Juventus-Roma del 5 ottobre 2014. Ecco le loro dichiarazioni:

"Eravamo gli assistenti in Juve-Roma, quella famosa partita in cui per esempio fu fischiato fallo su Pogba e fu assegnato il rigore al limite dell'area. Ancora oggi ci sono dubbi, se era dentro o fuori..."

Marcello Nicchi, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, ha rilasciato ulteriori dichiarazioni: "È’ un problema drammatico. Quando si picchiano ragazzi, qualche volta minorenni il passo successivo è quello di non mandarli gli arbitri nei campi in cui si picchiano. Gli esempi sbagliati in alto si pagano nei campi di periferia dove non c’è protezione e non c’è neanche cultura ovviamente. In un accerchiamento di un arbitro di Serie B, poi l’arbitro sa quello che deve fare. In un campo magari di seconda categoria di qualche paesino nel circondare l’arbitro poi esce fuori il demente, perché questo è il suo nome, che poi sferra un calcio o tira un pugno".