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Iago Falque: “Roma, che peccato. Nella capitale credevo di impormi”

L'ex esterno giallorosso: "Rudi Garcia mi ha dato fiducia, poi ho subìto un infortunio e ho perso il posto. Non sono felice di com'è andata"

Redazione

Terminata la sua seconda stagione in maglia granata, Iago Falque ha parlato della sua carriera, delle sue ex squadre e dell'arrivo di Walter Mazzarri a Torino. L'esterno spagnolo ha ripercorso - ai microfoni di Goal.com - le fasi più importanti della sua carriera da calciatore e non sono mancati dei riferimenti al suo periodo nella capitale con la maglia della Roma. Ecco uno stralcio delle sue parole.

Perché non sei riuscito a trovare continuità alla Juventus e alla Roma?

Alla Juventus non ero ancora pronto per giocare in prima squadra. Stiamo parlando di uno dei club più grandi al mondo, a livello di Barcellona, Real Madrid o Bayern, ed io ero molto giovane. In compenso alla Roma ero già più preparato ed ho giocato abbastanza con Rudi Garcia, che mi ha dato fiducia anche in partite importanti come quella contro il Barcellona in Champions. Ma poi ho subito un infortunio e ho giocato per tanto tempo con problemi, è stato un mio errore non fermarmi quando avrei dovuto. Mi allenavo poco e ho perso il posto. E' un peccato perché pensavo davvero di potermi imporre alla Roma e non sono felice per come è andata.

Sei rimasto sorpreso dall'eliminazione del Barcellona in Champions per mano della Roma?

Sì, perché normalmente Barcellona e Real Madrid non falliscono con un vantaggio così favorevole, Ma non bisogna togliere i meriti alla Roma, che ha fatto una partita incredibile, un'impresa da ricordare, e da ex romanista sono contento perché ha rivalutato il calcio italiano.

Ti sorprende l'assenza dell'Italia dal Mondiale?

Sicuramente, la mancata qualificazione dell'Italia al Mondiale è stata vissuta come una tragedia e più ci avviciniamo all'inizio del torneo, più è evidente. Penso che sia un peccato per l'Italia e per tutto il mondo perché è come se mancasse qualcosa, nonostante la delusione dobbiamo pensare che a volte per fare due passi avanti dobbiamo fare un passo indietro.