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Dzeko rovina la festa a Monchi, Spalletti cambia strategia

Dzeko rovina la festa a Monchi, Spalletti cambia strategia

La sfuriata del bosniaco ieri non è piaciuta ai piani alti del club giallorosso, ma il nuovo direttore sportivo giallorosso dovrà concentrarsi sull’eventuale passaggio di testimone in panchina

Redazione

Luciano Spalletti dopo la vittoria contro il Pescara torna nella sua Firenze. Un appuntamento di lavoro? O solo qualche ora di relax prima di riprendere la cavalcata verso il secondo posto? Gli obiettivi di Firenzeviola.it hanno immortalato il tecnico della Roma in un noto ristorante del capoluogo toscano insieme con il direttore generale dei viola Pantaleo Corvino (nei giorni scorsi ha incontrato anche Di Francesco). Come scrive Gianluca Lengua su ilmessaggero.it, la panchina della Fiorentina è in bilico, Sousa è prossimo all'addio e Spalletti è ancora incerto sul futuro. Un matrimonio che s'ha da fare? Tra poco meno di un mese tutte le manovre saranno più chiare.

FESTA ROVINATA - L’aria di una festa rovinata. Questo si respira a Trigoria il giorno dopo la vittoria di Pescara. Il fatto: prima di lasciare lo stadio Adriatico, nei corridoi che collegano gli spogliatoi delle squadre alla zona mista, gli addetti ai lavori della Roma si sono talmente tanto raccomandati con Edin Dzeko di non parlare con i giornalisti che lui, con fare scocciato, ha risposto: "Tranquilli, non dico niente". Scortato da tre uomini della sicurezza, Edin si è poi avviato verso il pullman che da lì a poco lo avrebbe riportato a Roma. La sfuriata contro il tecnico, colpevole (secondo l’attaccante) di averlo sostituito troppo presto, non è piaciuta ai piani alti, proprio perché avrebbe rovinato un giorno di festa in cui la società ha accolto come una star Ramon Monchi con tanto di diretta Facebook dell’arrivo, decine di scatti esclusivi all’interno del centro tecnico, un’intervista confezionata dal sito ufficiale del club, corroborata da dichiarazioni, sempre esclusive, del presidente e foto a bordo campo insieme con i giocatori. Il nuovo direttore sportivo giallorosso sarà chiamato, in futuro, a sedare anche queste situazioni, per adesso, però, il tema su cui dovrà concentrarsi sarà la gestione dell’eventuale passaggio di testimone in panchina.

VECCHIE STRATEGIE - Eventuale, perché ieri Luciano Spalletti ha ingranato la retromarcia sul discorso trofei: «Il secondo posto è un risultato eccezionale». Il senso della frase non è nuovo, dato che lo stesso concetto è stato pronunciato dall’allenatore qualche mese fa, quando Lucio era dell’idea che il termine «vincere» era assimilabile anche ai risultati di gestione e qualità del lavoro che avrebbero contribuito alla crescita del club. Era il 21 dicembre, la vigilia di Roma-Chievo e il giorno prima era uscita l’anteprima dell’intervista al tecnico su France Football («Se non vinco me ne vado»). Spalletti per spiegarla ha detto: «Se valuterò i risultati o il lavoro fatto? Si valuta tutto: i risultati, la posizione in classifica, la crescita o il peggioramento dei calciatori che si hanno a disposizione. Si valuta come si relaziona la squadra con l’allenatore. Se c’è un obiettivo comune, un punto da rincorrere, un punto d’arrivo che tutti vogliono, se la traccia di dove si vuole andare è ben delineata. Si valutano tutte queste cose. Poi tutti insieme analizziamo il risultato del lavoro fatto e si valutano tutte le strade scelte». Un momento di sincerità? Fatto sta che il ping pong messo in scena dall’allenatore nel corso della stagione potrebbe essere servito a motivare i giocatori, o magari per aprirsi una via di fuga in caso dell’incubo “zero tituli”. A Trigoria continuano ad assicurare che il futuro del tecnico non ancora è scritto, ma l’arrivo in pompa magna di Monchi e l’accoglienza glaciale di Spalletti («dicono tutti che è un grande professionista»), lasciano pensare che l’ex ds del Siviglia abbia come primo obiettivo quello di sciogliere il nodo panchina.

(G. Lengua)