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Di Francesco: “Me ne andrei se non vedessi risposte dalla squadra. Allenerei Balotelli” – AUDIO – VIDEO

Il tecnico in conferenza: "Col Napoli possiamo far bene nonostante la classifica, ma servirà continuità di prestazione. Nainggolan da valutare, Pellegrini recuperato"

Redazione

Obiettivo riscatto. È questo lo spirito con cui la Roma di Eusebio Di Francesco si presenta domani al San Paolo per affrontare la capolista Napoli. Il tecnico giallorosso alla vigilia del big match contro gli azzurri è intervenuto in conferenza nella sala stampa del centro sportivo Fulvio Bernardini di Trigoria. Queste tutte le sue parole.

Tornando alla partita d'andata andata lei parlò di una Roma timorosa nel primo tempo. Nel secondo la squadra giocò alla pari. Per affrontare la squadra di Sarri al San Paolo si riparte da quel secondo tempo, da quella Roma lì?

Siamo distanti da quella gara, però l'atteggiamento è stato giusto quello del secondo tempo che poi ci ha portato ci ha portato a fare delle ottime prestazioni successivamente. Non cambia la mentalità, quello che deve cambiare è la capacità di rimanere in partita con maggiore continuità ed è quello che ci è mancato nell'ultimo periodo e nelle ultime gare. Questo specialmente col Napoli non ce lo possiamo permettere, di fronte abbiamo una squadra in grande condizione sia psicologica che fisica.

Quali sono le condizioni di Nainggolan e Pellegrini?

Sono rientrati tutti e due con la squadra da ieri. Radja deve smaltire i postumi del dente che ha perso e della brutta botta che ha preso. Stiamo facendo delle valutazioni, deciderò entro domani se utilizzarlo o meno. Pellegrini è tornato completamente a disposizione.

L'anno scorso è venuto fuori un pareggio sia all'andata che al ritorno con il Sassuolo contro il Napoli di Sarri. Questo vuol dire che non è una mission impossibile?

Cambiano totalmente le squadre ma non è cambiata la mentalità della mia squadra, nonostante sono andato ad affrontare affrontato il Napoli con una squadra e con giocatori sicuramente dal punto di vista tecnico e fisico inferiori a quelli che ho qui a Roma. L'atteggiamento di squadra ha fatto la differenza, di lavorare insieme in tutte le situazioni, non avendo timore di una squadra forte come il Napoli che ci ha portato ad ottenere due risultati importanti. È ovvio che se mettiamo sulla bilancia le qualità dei calciatori, in partenza solitamente non c'è partita, in questo caso no: abbiamo le potenzialità per poter far bene a Napoli nonostante la classifica in questo momento non dica questo.

Una domanda sulla giornata del 4 marzo. Uscendo dal calcio vorrei sapere il significato per voi e per lei in particolare di questa giornata. Giampaolo si è lamentato: 'C'è solo una giornata per votare, la domenica. Tantissimi calciatori e allenatori sono impegnati, c'è un dovere sancito dalla costituzione e io non andrò a votare'. Se questo può essere un problema, immagino non per voi che giocate il sabato. Un suo parere su questa giornata. 

Sicuramente chi deve giocare la domenica sera è impossibilitato, dovrebbe risiedere nella propria città per andare a votare. Non è giusto essere astensionisti, io andrò sicuramente a votare, credo nel voto ed è giusto che ci crediamo più di tutti. Dobbiamo avere la capacità di andare a votare se vogliamo cambiare un qualcosa. Sennò tutti quanti ragioneremmo nello stesso modo nel dire 'tanto è sempre la stessa cosa e non deve essere così'. Se tutti insieme vogliamo cambiare qualcosa cercando di migliorarla, sicuramente ognuno di noi deve fare una scelta e prendere una decisione per chi votare. Poi il voto è segreto com'è giusto che sia.

El Shaarawy come sta vista la tribuna a Kharviv, non l'abbiamo visto con il Milan: lo sta rivedendo bene? Defrel può essere una pedina chiave per affrontare una squadra come il Napoli?

Sono due giocatori che si sono allenati molto bene questa settimana, qualche problemino in più l'ha avuto Greg Defrel negli ultimi 2-3 giorni. Potrebbero essere tutti e due presi in considerazione per questa gara, come tutti quanti gli altri. Non ho deciso ancora niente.

Ha incontrato Sarri per la prima volta dieci anni fa in Serie C: quanto siete cambiati? Chi è migliorato di più? Come è stato il vostro percorso evolutivo comparato? Visto che se ne parla da stamattina, allenerebbe Balotelli?

Allenerei sì Balotelli. Vi do un aneddoto: è un giocatore con cui ho parlato due anni fa, col Sassuoo volevo portarlo con me, abbiamo fatto una lunga chiacchierata poi alla fine non abbiamo trovato le condizioni per poterlo fare. Sono dell'idea che è un calciatore stimolante, al di là delle caratteristiche e del carattere del giocatore particolare. È un calciatore con grandissimi mezzi.

Per quanto riguarda Sarri non è lo stesso percorso, lui ha cominciato molto prima di me passando attraverso delle gioie ma anche sconfitte e esoneri. Ora è diventato uno dei migliori allenatori in circolazione, dimostrandolo con i risultati e con la continuità. E con le qualità che aveva anche prima: è passato da un 4-4-2 iniziale, dove giocava sempre nello stesso modo, al 4-3-1-2 e al 4-3-3. Al di là del sistema di gioco è la sua filosofia e la sua mentalità che l'hanno portato ad avere una squadra che è nata per il 4-3-3. Lui è stato bravissimo a dargli le giuste motivazioni e a fargli capire le due fasi.

Delle prime sette della classifica la Roma è quella che ha fatto meno punti negli scontri diretti. Un eventuale risultato positivo domani può cambiare qualcosa dal punto di vista della mentalità e della consapevolezza della squadra?

Al di là di chi affrontiamo, se è una delle prime sette, abbiamo bisogno di fare risultati. Perché più andiamo avanti e meno possibilità ci sono per andarsi a riprendere quello che è il posto in Champions e le partite diventano sempre meno. Per quello è fondamentale affrontarle con grande determinazione e convinzione, e questo è sicuramente una cosa che ci sta togliendo qualcosina, il fatto di non aver mai battuto o perlomeno aver fatto pochi punti con quelle lì davanti e in questo dobbiamo migliorare. Domani abbiamo l'occasione per farlo e ci dobbiamo provare.

Si è parlato forse spesso a sproposito del modulo e degli interpreti. Secondo lei uno dei problemi della Roma in questo momento è che non fa quello che lei chiede oppure lo fa ma con qualche errore, solo per un periodo di partita o con qualche sbavatura?

Sì, l'ho detto anche prima. Non diamo continuità a quelli che sono determinati movimenti, perché se non volessero fare quello che io gli chiedo non lo farebbero dall'inizio. Se invece vediamo che i ragazzi cercano di interpretare questo tipo di lavoro che io gli chiedo inizialmente, magari ti perdi. Bisogna lavorare tantissimo sull'aspetto mentale, in cui dobbiamo migliorare, cercare di crescere e di avere maggiore continuità, non che alle prime difficoltà perdiamo il filo conduttore ed è quello che ci ha portato a ragionare in un certo modo. Questa è una cosa che dobbiamo migliorare. Non posso dire altro, il campo darà la risposta. I fatti dicono che alle prime difficoltà usciamo con troppa facilità dalla partita. Il fatto che abbiamo ripreso poche volte un risultato negativo di partenza, siamo stati poche volte bravi a ribaltarlo, è un segnale su cui ci sono delle deficienze e su cui dobbiamo migliorare e lavorare e siccome io sono l'allenatore devo essere ancora più attento in questo senso.

Lei è arrivato qui portando il suo calcio e le sue idee. Questa settimana c’è stato un confronto con la squadra in cui si è confrontato anche sul modulo (Di Francesco interrompe: "Eri presente", ndr). Al di là del modulo, se sarà 4-3-3 o 4-2-3-1 quello che preferisce la squadra, è stato raggiunto un compromesso? Che tipo risposte ha ottenuto? Lei per primo ha messo in discussione parte delle sue idee, vedendo che la squadra ha reagito in un modo che non si aspettava?

Al di là di quello che posso aver detto alla squadra, non avete capito una cosa: il fatto che una persona condivida, spieghi, parli, è educato, rispettoso, non alza la voce, o la alza quando la deve alzare perché lo so io quando la devo alzare... Confondete la disponibilità o l’educazione con il poco aspetto caratteriale. Faccio un discorso generale, non è rivolto a te (rivolto alla giornalista, ndr). Confondete questo con la poca personalità, la capacità di non saper interagire. Per poter arrivare a qualcosa di importante la condivisione è fondamentale. Condividere non significa condividere un sistema di gioco, condividere è credere ancor di più in quello che si fa. Il concetto è questo: noi abbiamo sempre creduto in un determinato tipo di gioco, io credo in determinato tipo di gioco, e ovviamente quando parlo con i ragazzi ascolto. Qualcuno ha scritto bene che ascolto e poi decido io, avete sentito? Ascolto e ascolto anche voi, perché vi rispondo con grande educazione e rispetto, ma non è un segno di debolezza. Questo è il messaggio e la risposta che ti do su quello che mi sono detto con la squadra. E questa è una cosa che mi dà un po' fastidio, che viene confusa. Deciderò sempre io qual è il sistema di gioco e i giocatori faranno quello che dirò sempre io. Nel momento in cui non vedo che dall'altra parte non c'è risposta, sono il primo a dire (fa il gesto di salutare con la mano, ndr) e a salutare.

Restando sul modulo, sul sistema di gioco, volevo chiederle: penso al 4-3-3 che di base è il suo modulo preferito, mi viene in mente la posizione di regista che è un ruolo chiave in quel modulo lì. Pensando al suo regista ideale, cosa può avere De Rossi come caratteristiche o Gonalons, che è l'alternativa, per quel ruolo lì pensando al suo regista ideale?

Nella gestione della palla sicuramente Daniele (De Rossi, ndr) ha più esperienza e capacità di gestione, Maxime magari ha più capacità fisiche nell'andare a recuperare in campo aperto determinate situazioni. Hanno caratteristiche sia fisiche che tecniche differenti. Però sono due giocatori che possono benissimo interpretare questo sistema di gioco. C'è una sottile differenza nell'interpretare il 4-3-3 e i numeri che raccontiamo. Al di là del regista, ed è quello che accaduto nel secondo tempo e ve lo faccio con un segnale: se la squadra diventa così (fa segno con le mani di una squadra larga, ndr) puoi giocare con tutti i sistemi di gioco che vuoi, devi avere i giocatori che determinano le partite; se la squadra gioca così (fa segno con le mani di una squadra corta, ndr) puoi giocare con tutti i sistemi di gioco che ti pare, che significa lavorare in tutte e due le fasi in questo modo qua, rimanendo corti. Penso che faccia la differenza al di là del sistema di gioco. Noi siamo stati sempre bravi, sempre in partita, anche perdendole, ma rimanendo sempre compatti come squadra. Nel momento in cui ci allunghiamo, comincia a esserci qualcosa che non va. Questa è la grande differenza al di là degli interpreti del ruolo. Anche Strootman a San Siro ha fatto il regista a San Siro e ha fatto per 60-70' benissimo quel ruolo lì perché coadiuvato dagli altri, non è che può giocare da solo questo giocatore, ed è fondamentale. Torno a dire questo perché si parla spesso di discorsi individuali, il concetto di fondo è sempre di squadra, anche per il sistema di gioco.