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Di Francesco: “Io un papà che ha dato consigli sbagliati. De Rossi mister in campo” – AUDIO – FOTO – VIDEO

LaPresse

Le parole del tecnico: "Serve una grande prestazione mentale. I fatti dimostreranno se la squadra è con me, dobbiamo restare uniti"

Redazione

La Roma si affida all'Olimpico. Nel momento più difficile i giallorossi sperano di rialzarsi domani sera (ore 20.30) contro il nuovo Milan di Gattuso e Piatek. L'accoglienza sarà fredda: attesi poco meno di quarantamila spettatori e un'aria di contestazione che non renderà le cose più facili alla squadra di Di Francesco. Il tecnico oggi ha presentato la sfida nella consueta conferenza stampa di vigilia. Le sue parole:

Come si riparte dopo una sconfitta per 7-1?

Mettendo in campo una prestazione di altissimo livello, non solo fisica ma soprattutto mentale, fondamentale in questo momento delicato.

Sul Milan.

Tre partite fa erano nella nostra stessa situazione, in difficoltà, e una settimana cambia tutto, giudizi, posizioni e momenti positivi. Hanno fatto due ottime prestazioni in coppa, giocando una partita difensiva, ma ha nelle corde questo modo di giocare. Non sarà facile, sono organizzati e stanno attraversando un buon momento.

A che punto è De Rossi fisicamente?

Mi auguro possa fare una prestazione di presenza e di aiuto generale, con la capacità di stare in campo facendo il mister dentro la partita. E' importante in questo momento. I miei dubbi sono sulla tenuta fisica perché non ha mai giocato. In questo senso è un punto interrogativo, ma si è allenato con costanza nell'ultimo periodo e ha dato risposte positive anche quando calciava, perché inizialmente aveva fastidio e dolore, invece adesso riesce a fare un po' tutto senza dolore. Già questa è una base importante da cui ripartire.

Deluso dal nervosismo di Dzeko con la Fiorentina? Ci ha parlato? Si aspetta qualcosa di diverso?

E' stata la parte più brutta di una sconfitta dolorosa. Ha chiesto scusa a tutta la squadra pubblicamente, è un giocatore di esperienza. Al di là di quello che si guadagna nel calcio, siamo uomini. Ha avuto atteggiamento sbagliato che non si deve ripetere, perché nelle difficoltà dobbiamo stare uniti. I primi 20 minuti del secondo tempo sono stati i migliori della squadra. Dopo aver preso il 4-1 e essere rimasti in 10, l'intelligenza sta nell'evitare di prendere più gol, passando così da una sconfitta dolorosissima a una che avrebbe dato fastidio ugualmente.  Questo l'abbiamo compromesso anche per alcuni atteggiamenti. La fortuna del calcio e della vita, è che dopo un fallimento o una partita negativa ti puoi rifare e far capire che questo è stato solo un caso come atteggiamento e modo di fare.

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Ha definito la sua squadra malata. Tra Bergamo e Firenze è sembrata agonizzante e svuotata di testa. C'è qualcosa a cui aggrapparsi da qui a fine stagione?

Io non ho detto che è malata, ma che non è guarita, il che è diverso. Le risposte date nelle partite precedenti erano positive e di grande crescita. Cadevamo sempre in alcuni momenti della partita, mancando nella continuità e nel reggere determinate gare. Siamo stati agonizzanti ma non per forza si deve morire, ci si può anche salvare e tornare a essere vitali sotto ogni punto di vista. So che c'è depressione, nella vita succede, così come succede nel calcio e negli altri lavori. La forza sta nel ribaltarla. Ora siamo incudine, dobbiamo subire e stare zitti cercando di tornare a essere martello nel modo giusto, con atteggiamenti e prestazioni.

Si sente un blocco unito con la sua squadra?

Dobbiamo migliorare, ma c'è voglia dei ragazzi di rifarsi. Riporto il mio sentimento nella vita comune: mi sento un po' un papà che a volte non ha dato i consigli giusti a questa squadra, o che in alcuni casi non è riuscito a toccare le corde giuste e in altri ci è riuscito. Dobbiamo ritrovare unità d'intenti e nelle difficoltà - e questo mi dispiace più di tutto - non dobbiamo disunirci. E' successo in un tempo con il Chievo e poi con il Bologna, è successo prima di andare a Plzen con il Cagliari, quando siamo passati da 2-0 a 2-2. E' risuccesso a Bergamo che siamo passati da 3-0 a 3-3 e poi nella partita di coppa. Ci ricadiamo e dobbiamo riflettere affinché non succeda più.

Quando le cose non vanno bene si cerca di analizzare il colpevole o i responsabili. Lei aveva detto che avrebbe fatto delle valutazioni, che valutazioni ha fatto? C’è una colpa principale che si addebita?

La differenza tra me e voi è che io devo trovare le soluzioni, non le colpe. E questa è una grande differenza. Voi potete scrivere e giudicare, magari in maniera corretta, sbagliata o ingiusta, ma questo mi interessa relativamente. Devo trovare le soluzioni, e credo che in questo momento dobbiamo essere ancora più uniti. Ed è un concetto che ho espresso alla nostra squadra, di essere più sinceri nella comunicazione generale. C’è un libro che dice che quando si va a comunicare dev’esserci lealtà fra le parti. Credo che qui dentro sia difficile, ma dentro il mio spogliatoio dev’essere la cosa più importante di tutte. A volte sono meno discorsi fisici, tattici, di un giocatore che ha giocato, ma è un discorso generale di squadra e di unità d’intenti. E questo noi dobbiamo dimostrare di riportarlo sul campo, per far cambiare di nuovo determinati giudizi. Ma i principali responsabili di tutto ciò siamo noi e dobbiamo essere noi a rimediare a questo momento difficile.

Sappiamo che contro gli avversari si gioca di squadra, ma in alcuni momenti ci sono giocatori che possono essere fondamentali. Cengiz Under è uno di questi, anche se è stato sfortunato. In che condizioni è? Potrà essere utile?

Faccio una premessa: Gengo è uno degli argomenti meno importanti del giorno di oggi. Sta facendo delle cure, non è ancora pronto e quando lo sarà sarò il primo ad essere felice per avere a disposizioni tanti calciatori. Sorrido al fatto che oggi mi arriva una lettera che Dzeko non deve giocare, ‘come fai a far giocar Dzeko’… Domani mi arriva una lettera ‘come fai a far giocare El Shaarawy’… Dopodomani mi arriva una lettera ‘come fai a far giocar Kolarov'? Sorrido al fatto che la gente non capisce che noi abbiamo bisogno di tutti in questa squadra. Chi più chi meno, con difetti e qualità. E la capacità è quella che ognuno vicino all’altro riesca a nascondere i difetti del compagno vicino. Questa dev’esser la nostra forza. Esprimo questo perché lei mi chiede di Gengo, magari un altro ha una simpatia per un altro ‘perché non lo fai giocare?’. Ma è un discorso generale che volevo far capire. Le simpatie e tutte le altre situazioni… Non so quando rientrerà e non sono tanto interessato a lui in questo senso, ho altri pensieri.

Qual è la circostanza ultima che la porterebbe a pensare alle dimissioni? Immagino se non sentisse più la vicinanza della squadra… La sente come prima?

È una domanda che mi avete fatto dopo Bologna, Plzen e dopo questa. Un po’ scontata ma questo è un ambiente pessimistico orientato, siamo anche noi a riportarlo in questo senso. Alla fine sono i risultati e le prestazioni che determinano questo. Voi là dietro potete dire quello che volete: o parlate direttamente con i giocatori e riuscite a capire se siamo disuniti e tanti credono ancora questo, sennò si possono fare tante chiacchiere e discorsi che lasciano il tempo che trovano. Ed è giusto anche che voi lo facciate perché per parlare di 24 ore di calcio… Come fate? Se non si dicono tante cose campate in aria… Però chiacchiere stanno a zero. Fatti, fatti e fatti. E dobbiamo farli noi e io in primis che sono il responsabile di questa squadra a livello tecnico.