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Di Francesco: “Godiamoci l’impresa, ma ora dobbiamo ambire a qualcosa di più. Finale? Ci crediamo”

Le parole del tecnico romanista al termine della vittoria contro il Barcellona nel ritorno dei quarti di Champions League

Redazione

Serata indimenticabile per la Roma: dopo il 4-1 del Camp Nou a favore del Barcellona, i giallorossi sono riusciti a ribaltare il risultato vincendo per 3 a 0 il ritorno dei quarti di Champions e approdando alle semifinali. Al termine del match, il tecnico romanista Eusebio Di Francesco ha rilasciato alcune dichiarazioni.

DI FRANCESCO A PREMIUM SPORT

Avete scritto la storia stasera.

Credo che sia giusto festeggino i ragazzi nello spogliatoio, ci credevamo davvero. La prima cosa che ho detto è che domenica ci sta il derby. Ci godiamo l'impresa ma ora dobbiamo ambire a qualcosa in più.

Quanto ci sta di Di Francesco in questa vittoria?

Mi prendo le sconfitte e le parole ingrate, ma non mi interessa e sono felice per i ragazzi. La mentalità fa la differenza, non l'aspetto tattico. Ho fatto questa scelta per levargli ampiezza e con gli attaccanti vicini volevo essere più aggressivo. In questo momento però mi interessa la filosofia della squadra.

Serate come queste servono al percorso che descriveva ieri?

Serve sempre qualcosa in più, oggi raccogliamo i frutti e crediamo in qualcosa d'importante. Ora guardo avanti.

Potenziale finale?

Ci dobbiamo credere, dev'essere il nostro obiettivo. Se diciamo come va va ci accontentiamo. Io non mi accontento.

Schick?

E' un grande giocatore. L'ho avvicinato a Dzeko per aiutarlo. Ha avuto grande qualità ed è stato pericoloso. A livello tattico è stato quasi perfetto e sono contento per lui come per la squadra che ha avuto un atteggiamento eccellente.

Dzeko ha dato il rigore a De Rossi. Prima della partita avevate deciso per De Rossi?

I rigoristi li scelgo sempre io, erano Nainggolan e De Rossi. De Rossi è abituato ed è andata bene.

Come festeggerà?

Nel lavoro ci si deve mettere sempre passione. Stasera festeggerò con la mia famiglia e con i miei figli.

DI FRANCESCO SU ROMA TV

Mister, è nella storia.

Questa vittoria non nasce da stasera, ma da un'identità e un pensiero che porto avanti da tempo anche se non è sfociato alcune volte in delle vittorie che avremmo meritato. Abbiamo cambiato sistema perché avevo studiato il Barcellona e avevo visto che aveva avuto difficoltà contro una squadra con la difesa a tre. Credevo che ritoccando qualcosina siamo stati ancora più aggressivi.

Ora il derby.

Sì, questo ci deve dare continuità e convinzione. La prima cosa che ho detto è complimenti, una vittoria nata a Trigoria e non con situazioni esterne. E' stata la vittoria del credere, anche avendo cambiato loro credevano ed erano convinti, in appena due giorni, di quello che volevo. Mettendo lì Schick, avvicinando Nainggolan a Dzeko. Interpretazione perfetta. Stiamo tirando fuori qualcosa di diverso in Champions, dobbiamo cercare di tirarlo fuori anche nelle partite non di cartello di campionato. Con questa crescita possiamo diventare davvero bravi e forti.

Proposta tattica che può essere riproposta anche in campionato?

Sì, bisogna far rendere al meglio i giocatori. Il paradosso di questo 4-3-3 mi ha dato sempre soddisfazioni e me le ha tolte. Mi mancava qualcosa, non ci ho dormito dopo la Fiorentina e ho pensato a questo 3-4-2-1 che mi dava più soluzioni per mettere in difficoltà il Barcellona.

Valverde non la vuole più incontrare.

Giocando a tre dietro non ho messo Fazio centrale, ma a destra perché volevo gestire più la palla. Manolas invece si è esaltato perché i duelli a campo aperto sono la sua forza, riusciva a recuperare situazioni. E' stata una scelta indovinata, me lo dico da solo.

Come hai fatto a convincere tutto il gruppo che si poteva fare?

Dopo la Fiorentina ho fatto vedere 50 minuti della nostra gara contro il Barcellona. Poi gli ho fatto vedere anche Barcellona-Chelsea, quella del Camp Nou, per far capire quello che volevo io. Loro hanno capito benissimo, perché non cambiava la nostra filosofia. Lo hanno capito mentalmente e tatticamente, poi ho fatto anche dei discorsi motivazionali. Ci sono tante cose che hanno fatto la differenza. Poi bisogna crederci, quando si gioca in Champions bisogna essere positivi. Qui si guarda sempre la partita dopo e non quella che bisogna fare ora ed è successo a Bologna. Tutte le partite vanno giocate e nulla è impossibile.

La tua mentalità.

Volevo portarla non a Roma, ma a Trigoria.

Si rischiano le coronarie però così.

Ognuno di noi vive per queste serate, anche la società e questa gente meritava una serata da ricordare e sono felice di averne fatto parte.

Complimenti anche da Juve e Milan.

Mi fanno piacere.

DI FRANCESCO IN CONFERENZA STAMPA

Perché ha creduto fin dall’inizio di poter battere il Barcellona?

Perché faccio l’allenatore, e cerco di mettere sempre i giocatori nelle condizioni migliori di poter rendere anche contro grandi squadre. Hanno dimostrato all’andata che abbiamo fatto una buona gara, ma non bastava per battere il Barcellona, e allora ho studiato un altro tipo di partita dove loro, con pressioni differenti, sono andati in grande difficoltà. Avevo i giocatori adatti per giocare con il 3-4-3, e ho scelto questo sistema che mi ha dato grande soddisfazione, ma con la stessa filosofia, cioè con aggressività. Si pensa spesso che con i tre – o cinque – difensori non si possa andare a prendere l’avversario dall’altra parte, ma oggi ho dimostrato il contrario, perché non è cambiata la filosofia, ma ho cambiato un uomo che lavorava in maniera differente e che toglieve ampiezza al Barcellona.

Ha pensato al cambio modulo perché cpn il 4-3-3 faceva fatica a realizzare? E cambiandolo ha pensato anche alla tecnica di Schick?

Sono tutte cose che sono attinenti a questa scelta, il fatto è che dovevamo fare una partita dove dovevamo fare tre gol e volevo avvicinare più attaccanti nella zona centrale. Ma la differenza è che quando affronti una squadra del genere ti abbassi inevitabilmente con i due esterni e non riparti mai, o per lo meno non lo fai con continuità. Oggi invece abbiamo fatto giocare a ter Stegen non so quanti palloni, era costretto, e si vede che la squadra ha applicato al meglio quello che avevamo preparato. Io sono un pazzo, perché un allenatore che fa una cosa del genere in una partita del genere si assume il rischio ed il pericolo e voi m’avreste ammazzato. Però mi piace questo, non mi interessa, e devo dire grazie ai miei ragazzi, grande soddisfazione per tutto quello che abbiamo fatto perché hanno veramente lavorato duramente. La gente pensa a volte che siamo dei lavativi, invece abbiamo fatto un lavoro straordinario.

Messi anche oggi, come all’andata, non è stato brillante. Merito dell’attenzione della squadra sulla sua marcatura?

Io credo che abbiamo fatto 180 minuti: all’andata ci possiamo dare un bel 6,5. Oggi alla squadra, ma a tutto l’ambiente, perché penso che abbiamo trascinato un intero stadio con questo 3-0, do un 10 e lode, e ce lo dobbiamo prendere. Devo dire che è stata straordinaria la Roma, contro una squadra che non aveva mai perso in nessuna competizione, e ai miei ragazzi avevo detto che per la legge dei grandi numeri prima o poi una sconfitta doveva venir fuori, e quando perdono lo fanno malamente, e così è stato.

Nei tuoi sogni l’avevi immaginata così?

Io avevo solo sogni positivi, ma questa partita l’ho studiata dopo la Fiorentina. Sono tornato a casa e non dormivo, sarò andato a dormire alle 5, e pensavo solo a questo aspetto: volevo dare qualcosa in più a questa squadra, perché il 4-3-3 che avevo fino a quel momento era sì bellino, ma non abbastanza. Lo ha dimostrato con la Fiorentina, dove crei tanto ma concretizzi poco, e specialmente con una squadra che ti abbassa arrivi ancora di meno a creare delle situazioni. Sono contento per tanti motivi: è nata una filosofia, non un sistema di gioco, che è quella che i ragazzi hanno sposato in pieno.

Il calcio italiano aveva bisogno del risultato di questa sera?

Aveva bisogno di una squadra europea, e lo siamo stati sotto tutti i punti di vista. E’ una cosa che predico da quando sono arrivato a Roma, e fortunatamente riesco a trasmettere una certa mentalità. Sono felicissimo, veramente, al di là di tutte le situazioni di difficoltà che ci sono state, sia personali che di squadra. Oggi è un grande momento, ma non basta: non bisogna accontentarsi, perché questo ambiente si è sempre accontentato. Questa squadra deve avere un obiettivo, visto che siamo in semifinale: invece di dire ‘come va va’, questa squadra deve puntare alla finale di Kiev. E’ giusto che lo faccia dopo aver fatto questa cosa straordinaria, perché non ambire a qualcosa di ancora più grande? Noi lo dobbiamo fare.

Siete cambiati per questa competizione?

No, ma queste partite hanno dato qualche stimolo in più ai giocatori e all’ambiente. In campionato dobbiamo migliorare e dobbiamo trattare le partite con la stessa attenzione. È questo il salto di qualità che dobbiamo fare. Ora è giusto gioire. Io sono tranquillo, sto già pensando al derby. Dobbiamo trovare questa identità anche in campionato.

"Le sensazioni sul Barça.

Credevo nella remuntada, come la chiamate voi. Abbiamo lavorato tanto sotto tutti i punti di vista e loro si sono caricati di questa responsabilità di non dire “non abbiamo niente da perdere”, che è una cosa che io odio e lo ribadisco. Noi abbiamo tutto da perdere. Oggi abbiamo da gioire perché abbiamo vinto. Abbiamo preparato la partita dal punto di vista mentale in maniera eccezionale, e solo così si poteva battere il Barcellona.

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