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De Rossi, gli ex compagni raccontano: “Da subito umile, ha fatto qualcosa di straordinario”

LaPresse

Pepe, Candela, Cassetti e Panucci rivelano gli aneddoti insieme a De Rossi: "Noi vecchi potevamo solo accompagnarlo, era uno tranquillo ma che si sapeva integrare"

Redazione

Dal settore giovanile alla fascia di capitano il percorso è stato lungo. Più di 20 anni, diciotto quelli con la maglia della prima squadra addosso. È stata una lunga avventura, ma sempre e solo con il giallorosso cucito addosso, un amore che ogni calciatore passato per Trigoria ha potuto sperimentare attraverso Daniele De Rossi. "È esploso con gli Allievi Nazionali quando gli è stato cambiato ruolo. Faceva l'attaccante, giocava poco con noi. Un giorno mister Bencivenga ebbe l'intuizione di metterlo davanti la difesa e a 18 anni di distanza parliamo di un altro De Rossi", racconta Simone Pepe, anche lui classe '83 e cresciuto nelle giovanili della Roma. Ai microfoni di Sky Sport sfilano gli ex compagni di Daniele: "Avevo un ristorante al centro di Roma, eravamo più grandi di lui e facevamo un po' più di casino - le parole di Vincent Candela -. Lui stava in un angoletto tranquillamente, con la sua fidanzata. Da lì ho visto subito che era uno semplice ed umile ma che si sapeva integrare e divertire".

Poi tocca a Marco Cassetti: "L'anno con Ranieri in cui siamo stati ad un passo dal vincere lo scudetto, avevamo trovato una statuetta che avevamo preso a immagine e somiglianza di uno dello staff, di cui non riveliamo il nome, e la tenevamo con cura sopra il nostro posto. E da quando la tenevamo lì vincevamo tutte le partite. E proprio la vigilia del match con la Sampdoria quella statuetta è sparita, quindi ci siamo guardati e detti 'era la statuetta...'". Infine Christian Panucci: "A 18-19 anni sembrava come se ne avesse 40 ed è stato automatico che lui giocasse subito. Noi vecchi potevamo solo accompagnare un giocatore come lui, con quelle qualità umane, con la voglia e la sua romanità. Quello che ha fatto è stato straordinario".