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Dallo scudetto sfiorato al 28 maggio: tra gioie e dolori ecco cosa vi abbiamo raccontato

Francesco Balzani

Primo semestre maledetto, con una data maledetta: il 26 maggio. Quel giorno la Lazio vince la finale di coppa Italia con gol di Lulic e condanna la Roma al suo momento più doloroso e a un digiuno di trofei che dura tutt’ora. Ma iniziamo da gennaio. I calciatori sembrano non sopportare gli schemi e i ritmi di Zeman così ad inizio febbraio la società esonera il tecnico e lo sostituisce con Aurelio Andreazzoli, l’ex collaboratore di Spalletti. Una scelta stravagante- Con lui in panchina la Roma torna a vincere qualche gara: batte la Juventus, vince a Firenze e chiude il campionato imponendosi sul Napoli. Ma proprio le scelte scellerate (e per qualcuno suggerite da Sabatini) nella finale derby conquistata da Zeman lo fanno entrare nella storia della Roma dalla parte sbagliata. Note liete: Totti supera Nordhal per numero di gol segnati nel campionato italiano. L’umiliazione nel derby però scuote l’ambiente, un po’ come accadde nel 2000 dopo lo scudetto della Lazio. Non arrivano Batistuta o Emerson, per carità, però la campagna acquisti della Roma diventa meno azzardata e più “solida”: Maicon, Benatia, Strootman, Gervinho. In panchina Rudi Garcia, scelto da Sabatini, che in Francia ha vinto lo scudetto a Lilla ed è bravo a gestire un momento complicato: “Chi critica la Roma è laziale”. Una frase forte, coraggiosa, all’inizio poco capita. Tutti capiscono le potenzialità delle squadra quando il francese inanella una serie di 10 vittorie di fila. Un record storico per la serie A, e il sogno scudetto che si riaccende a distanza di anni.

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