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Dall’istinto ai Big Data: ecco come cambia il mercato della Roma

Monchi e il coordinatore scouting Vallone incontreranno Pallotta a Boston: tema sul tavolo il Machine Learning, un insieme di algoritmi di intelligenza artificiale

Marco Prestisimone

Intuizione umana e calcoli matematici. Istinto e sesto senso contro simulazioni computerizzate.

Il dibattito è aperto dai tempi di Alan Turing, uno dei padri dell’informatica e tra i primi teorizzatori dell’intelligenza artificiale, quando non si aveva la minima idea di cosa fosse un computer.

Il mondo del calcio ha da sempre rivendicato la sua estraneità alla tecnologia (fino all’arrivo del VAR), quasi distaccandosene per timore che potesse essere intaccata l’irrazionalità che lo accompagna fin dalla sua invenzione.

Non è della stessa idea, però, il presidente della Roma James Pallotta. Il patron americano, dopo aver consegnato la gestione tecnica all’uomo tormentato per eccellenza, Walter Sabatini, ha fatto un passo indietro. Via sigarette e sogni coltivati nelle notti degli alberghi milanesi, porte aperte invece a statistiche e Big Data.

“Esprimi un desiderio”, “Si è già avverato”. Quello tra la madre Monica ed il figlio-robot David in “A.I.  Intelligenza artificiale” di Spielberg è uno dei botta e risposta più celebri della cinematografia mondiale. Ed è anche lo stesso scambio di battute che spera di avere Pallotta con Monchi, sfruttando il cosiddetto “Machine Learning”, il tema che verrà approfondito durante la visita del direttore sportivo spagnolo (con lui anche il responsabile scouting Vallone) negli USA.

DI COSA SI TRATTA – Pochi giorni fa, Pallotta alla "Sloan Sports Analytics Conference", tenutasi a Boston, ha parlato proprio del “Machine Learning” e dei gruppi di lavoro che se ne occupano per la Roma. Il figlio manager del tycoon americano ha investito da un anno a questa parte negli eSports, finanziando la società di gaming virtuale Fnatic e diventandone membro del consiglio d’amministrazione. Ma non si è fermato qui, perché sempre tramite la Raptor, ha puntato forte sull’evoluzione della Machine Learning.

Ma di cosa si tratta? L’obiettivo è quello di creare delle banche dati che siano in grado di scoprire talenti in base a numeri e statistiche, fungendo da supporto allo scouting giallorosso.

La novità di questi algoritmi risiede nell’utilizzo dell’esperienza. Non semplici calcolatori di dati, bensì macchine intelligenti in grado di imparare dopo lo svolgimento di un compito, autocorreggendosi all’aumentare dei dati a disposizione. Anche attraverso errori, quindi, seguendo la più classica delle logiche umane del “sbagliando si impara”.

Questi software con reti neurali artificiali accompagneranno Monchi e i suoi collaboratori nella scelta dei giocatori più funzionali al progetto, prevedendone anche le possibili traiettorie di valore di mercato.

“Il mondo della Machine Learning amplifica e migliora le capacità dello scouting in maniera incredibile, è solo un bene che venga presa in considerazione dalla Roma”, ci ha detto Luigi Libroia, co-founder di Wallabies, la più importante start-up a livello nazionale in questo ambito.

Chissà se non sia frutto di un algoritmo la scoperta di Alessandro Cupini, bambino prodigio di dieci anni che si allena a Kansas City in una delle Academy giallorosse di cui tanto va fiero Pallotta e che presto si trasferirà nella capitale per proseguire la sua carriera. Certo è che il database della discordia (per il quale Magnanelli era più affidabile di Strootman) fu il motivo della separazione tra Sabatini e la Roma. Molto più razionale la visione di Monchi, che per sua stessa ammissione ne adopera uno nel quale vengono inseriti tutti i calciatori monitorati in giro per il mondo dal suo staff. Una visione meno romantica ma sicuramente più al passo coi tempi.