Due anni e due mesi fa, nel maggio del 2016, Daniele De Rossi pensava che la fine della sua carriera non fosse così lontana. Veniva da un anno difficile, con l’avvicendamento Garcia-Spalletti, e veniva da 9 partite saltate in campionato tra infortunio al polpaccio e scelte tecniche. L’Europeo era a rischio, Conte voleva convocarlo ma voleva anche determinate garanzie fisiche. Per questo, pur avendo davanti un senatore della maglia azzurra e un campione del Mondo, lo convocò per uno stage pre chiamata ufficiale e lo sottopose a test fisici pesantissimi. De Rossi non andò benissimo nei primi, ma migliorò sensibilmente. E Conte lo convinse che per lui, la fine, era ancora lontana. A patto di modificare qualcosa nel suo stile di lavoro.
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