contenuti sponsorizzati

Onorare la maglia della Roma ep.2: Amedeo Amadei

Dopo il primo capitolo dedicato all'Ottavo Re di Roma Falcao, continuiamo la rubrica raccontando il “primo” Ottavo Re di Roma: Amedeo Amadei

Contenuto sponsorizzato

"Sono un soldato che ha perso il braccio destro in combattimento. Sto scrivendo con la sinistra questo augurio: Forza Roma! Qui in ospedale i Romani siamo molti. Sappiate che facciamo tutti il tifo per voi. Lo scudetto non vi deve sfuggire".

È la vigilia del Derby romano del gennaio 1942. Un reduce di guerra ha scritto queste parole su un biglietto che è stato recapitato alla squadra giallorossa, la quale si appresta ad affrontare la Lazio. Nella Capitale si pensa al derby non solo per il primato cittadino, ma perchè la vittoria di una squadra sull'altra risulterebbe decisiva per la corsa scudetto. La Roma è capolista e la Lazio insegue, in quello che è il primo campionato di Guerra.

Per contrastare le Truppe dell'Asse, il 1º Gennaio a Washington è stato firmato il patto delle Nazioni Unite dagli Alleati e proprio nel giorno del Derby, il Giappone dichiara guerra ai Paesi Bassi invadendo le Indie orientali olandesi e la Birmania.

Allo Stadio Nazionale in via Flaminia invece, è Amedeo Amadei a firmare il vantaggio giallorosso, avventandosi su una respinta della difesa biancoceleste. È il sesto goal per il bomber romano, a giugno saranno 18.

L'espressione "cresciuto a pane e pallone" non è un eufemismo nel caso di Amedeo. La famiglia possiede uno storico forno a Frascati, e lui sin da piccolo aiuta come può. Il "fornaretto" alterna le partite col Frascati alle pedalate in bicicletta per consegnare il pane.

Sta mettendo le basi per quello scatto bruciante che farà la sua fortuna come calciatore. Per dirla con parole sue: quando partiva non lo prendevi "manco cor laccio". Proprio con la bicicletta decide di scendere dai Castelli per sostenere un provino con la Roma, il verdetto è positivo: per il padre è un no categorico, ma le sorelle di Amedeo lo convincono.

Esordisce in Serie A con appena 15 anni e 280 giorni (record condiviso con Pietro Pellegri), e dopo il prestito all’Atalanta tornerà a Roma per guidare l’attacco giallorosso, segnando 18 goal.

Nella stagione 1941-42 con la maglia rosso granata dei giallorossi segna una tripletta al Napoli all’esordio stagionale. A fine gennaio i goal sono diventati 8, ne segnerà altri 10 tra febbraio e giugno.

Il 14 giugno 1942 la Roma è campione d'Italia. È la prima squadra del centro-sud a riuscire nell'impresa ed è anche il primo scudetto della capitale. Visto quello che sta succedendo nel mondo in quel periodo i festeggiamenti per il titolo sono comunque contenuti. Amadei, come molti suoi compagni è bersagliere e verrà immortalato con il tipico cappello piumato durante la festa scudetto.

Il campionato italiano è l'unico che continua a giocarsi nel 1942-43, ma i disagi della guerra sono evidenti. Questo sommato a una rosa di giocatori avati con l'età e l'allontanamento di Schaffer significa 9º posto in campionato per la Roma.

In Coppa Italia invece i capitolini arrivano fino in semifinale contro il Torino. In una gara ricca di sviste arbitrali un'episodio non va giù ai giocatori in maglia bianca con le bande gialle e rosse, che circondano il guardalinee. Qualcuno gli rifila anche un calcio e l'arbitro sanziona Amedeo, il quale viene squalificato a vita. Il colpevole del gesto in realtà è Vittorio Degianti, ma la squalifica verrà revocata solo a fine guerra.

Dovuto ai risvolti storici dell'epoca Amedei perde forse i suoi migliori anni come calciatore. Passerà a malincuore all'Inter per sanare le casse della Roma e conquisterà anche la maglia della Nazionale. Chiuderà la carriera da calciatore con la maglia del Napoli nel 1956, iniziando quella da allenatore. Il legame con la Roma rimarrà sempre forte e parteciperà a molti eventi celebrativi del popolo giallorosso. Il 23 novembre 2013, giorno della sua scomparsa, verrà ricordato con affetto dalla Curva Sud.

Del resto "il fornaretto di Testaccio" aveva subito messo le cose in chiaro al momento della firma, con l'Inter prima e con il Napoli poi: «il giorno che incontreremo la Roma io non giocherò, dovesse pur essere una partita decisiva per lo scudetto. Non potete pretendere che io pugnali mia madre».

Questa fu la dichiarazione d'amore del primo Ottavo Re di Roma.

Luca Rapetti